Pankow LIFE IS OFFENSIVE AND REFUSES TO APOLOGIZE
Italia
Nessuno si aspettava un ritorno allo stato di grazia del combo fiorentino capitanato da Maurizio Fasolo dopo lo scivolone dell’album “Pankow” del 1996: il rientro a sorpresa in Italia del vocalist Alex Spalck (che aveva abbandonato la band all’apice del successo e le registrazioni del quarto album alla fine del 1993 per trasferirsi in Australia e cominciare una nuova vita) colse di sorpresa pubblico e critica, ancora legati ai primi tre dischi della band. Se si pensa che nel 1992 i Pankow erano considerati una delle più valenti formazioni electro-rock del pianeta (nei tour 1988-1990 surclassavano di gran lunga le performance di nomi da noi blasonati come Nine Inch Nails o i nostrani Litfiba/Neon/Diaframma) e Spalck veniva chiamato ‘l’Iggy Pop dell’industrial rock’, si capisce come l’improvviso abbandono di colui che aveva dato una voce, un volto e soprattutto una presenza fisica (insieme al grande batterista Alex Gimignani) agli incubi sonori di Fasolo avesse gettato scompiglio nei Pankow per diversi anni a venire. La sostituzione con il valido Gianluca Becuzzi dei Limbo non era servita a risollevare le sorti di un album e un tour abbastanza sfortunati, anche se con qualche spunto pregevole, qua e là.
“Life is offensive and refuses to apologize”” è il primo album dei Pankow con Alex Spalck a dieci anni e mezzo dal classico “Treue Hunde” (l’album più friendly di Fasolo & co.) anche se la formazione ha perso nel frattempo anche Paolo Favati (l’altra mente elettronica della band), il batterista Alex Gimignani (andatosene a suonare nel 2000 con Irene Grandi) e il chitarrista/violoncellista Davide Ragonesi. Al fianco della coppia Fasolo-Spalck troviamo Enzo Regi (dal 1994 nei Pankow, originariamente 1/3 degli Hardsonic Bottoms 3 insieme a Fasolo) e il tastierista/sound engineer Alessandro Cellai (che prende il posto di Favati), entrambi già presenti nello sfortunato disco del 1996. La rentrée dei Pankow negli anni 2000 è un distillato di elettronica minimale (potremmo citare i Pan Sonic come termine di paragone per le musiche di questo disco) ed electro-industrial ossessiva. La voce di Spalck è in perfetta forma, nonostante gli otto anni di esilio volontario dalle scene musicali, trascorsi a cantare esclusivamente sotto la doccia. I testi toccano la sfera personale di Spalck, dalle sue velleità artistiche all’esperienza con la sua band, dalla sua relazione sentimentale, al suo esilio nella lontana Albury (Australia) e non sono mai stati così pieni di rabbia ed espliciti.
A differenza dei precedenti lavori della band, a quest’album mancano un paio di singoli accattivanti, anche se ci sono brani come Life Is Offensive, Take It Like A Man o Don’t che, opportunamente remixati, sarebbero potuti diventare delle vere club-hit. Tanti sono i brani riusciti, dalla ballata Ich bein (k)ein Patriot alla kraftwerkiana Shutdown, dalla technoide Flamboyant al tormentone di Escape From Beige Land, dal singolo I Never Thought Of The Consequences alla minimale Das Gewicht Der Welt. Uno dei migliori dischi di elettronica industriale del 2002, una pietra miliare dell’elettronica italiana del decennio scorso ed uno dei rari esempi di minimal techno cantata, sulla scia delle intuizioni fortunate di “Endless”, disco di Alan Vega & Pan Sonic, uscito nel 1998 su Blast First/Mute. Life is offensive and refuses to apologize rientra di diritto tra i cinque album più belli del combo fiorentino, che ha avuto il merito negli anni ’80 di anticipare un genere musicale quale l’electronic body music, insieme a nomi altisonanti della scena elettronica quali Skinny Puppy (Canada), Portion Control (UK), Cabaret Voltaire (UK), Deutsch Amerikanische Freundschaft (Germania) e Die Krupps (Germania). Elettronica tagliente, accompagnata da una voce graffiante che recita testi che lasciano riflettere, su strutture che sono tutt’altro che canzoni.
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