Peter Perrett - The Only Ones Ascesa e caduta di Peter Perrett
MASCARA PESANTE, GRAMAGLIE E PIZZI NERI
“La loro vita imitava l’arte e le loro canzoni intimavano l’inevitabile. dopo che la band ebbe registrato il terzo album, Peter Perrett era dedito pericolosamente alle droghe dalle quali fu risucchiato, mentre la band si sciolse dopo un incredibile caotico tour americano. Per tutti gli anni ’80 Perrett visse dalle parti di Forest Hill, a sud di Londra, quasi irreperibile, perseguitato dalla polizia, alla deriva. Ma qualcosa si agitava, molte bands hanno riscoperto la loro musica e li citano come ispiratori! Questa compilation video può essere il loro epitaffio artistico o la loro rinascita creativa…”. Sono parole del giornalista Steve Sutherland riportate dalle liner notes del VHS “Faster Than Lightning” (1991) degli inglesi The Only Ones, ripubblicato anche in DVD anni dopo.
La tenace speranza-aspettativa di Sutherland purtroppo in parte si è rivelata vana, perché la band guidata dall’ineffabile Peter Perrett, all’indomani di tre grandissimi album incisi per la CBS, a cavallo tra la fine del periodo aureo del punk e l’esplosione della new wave - in sequenza: “The Only Ones “ (1978), “Even Serpents Shine” (1979) “Baby’a Got The Gun” (1980) - dopo lo scioglimento (all'indomani di un grande concerto al Lyceum l'8 Marzo 1981) e dopo le vicende in sintesi su narrate - in particolare lo smarrimento del leader Peter Perrett nelle spirali inesorabili della droga - è caduta fatalmente (ed apparentemente) per tutti gli eighties nel dimenticatoio, nel marasma di musicisti e trends del panorama rock anglosassone e planetario. Salvo poi essere citata nelle decadi successive, a livello di influenze ed ispirazione, e coverizzata, da artisti quali Blur, Libertines, Replacements, Nirvana.
PIU' VELOCE DEL FULMINE
Faster Than Lightning documenta bene ed in modo insuperato quei tre anni frenetici e fatali della band (1978-1979-1980): si tratta di registrazioni dal vivo e di promo footage da trasmissione televisive belghe, irlandesi, olandesi ed inglesi (Old Grey Whistle Test, Follies…). Niente video promozionali arzigogolati con divagazioni oniriche, solo crude testimonianze della loro tenuta sul palco. Le performances più vibranti sono quella al Paradiso Club di Amsterdam (Programme, The Big Sleep, Trouble in the world) con il gruppo che trascina al pogo i ragazzi delle prime file. Il brano più assassino è The Big Sleep, lento e conturbante, con Perrett viscido snake-man che sbava al microfono, una delle sue interpretazioni più intense e memorabili. Anche il chitarrista John Perry dà il meglio nella torbida The Big Sleep:la sua chitarra si infervora, si placa, si imbizzarisce quindi nuovamente come uno stallone indomabile. I brani sono inframezzati da un’intervista a Peter Perrett – mascara pesante, gramaglie e pizzi neri, gli stessi ostentati sciattamente in scena - priva di sottotitoli, dove appare sobrio e disteso. Gli argomenti discussi sono le attitudini e le influenze musicali degli Only Ones, la scena dei ’70, i suoi pareri sulle tendenze rock di quel momento ed i progetti per il futuro.
I PRODROMI: ENGLAND’S GLORY
Peter Perrett, nato nel 1952 in South London, prima degli Only Ones, aveva inciso nel 1973 con il combo degli England’s Glory alcuni demos in cui appare già pesantemente influenzato da Lou Reed & Velvet underground, nel songwriting come nelle performances vocali (It’s been a long time, First time in saw you). Questi demos vedranno la luce molto tempo dopo che gli Only Ones furono ‘disbanded’ in due uscite d’archivio: “Legendary Lost Album” (1989) e “The First and Last” (2005). Vi si trovano anche alcune perle di Perrett (Trouble In The World, City of fun, Peter & the Pets) che poi sarebbero entrare a far parte del repertorio degli Only Ones. Il bassista degli England’s Glory, Harry Kakoulli, avrebbe alcuni anni dopo militato nei sopraffini punk pop anglosassoni Squeeze. La band è a tutti gli effetti una sorta di versione ante-litteram degli Only Ones, meno hard e punk-oriented, e dagli accentuati connotati glam. Due dischi decisamente da ripescare ed approfondire, per capire da dove venivano gli Only Ones ed il pesante retaggio che pagarono agli England’s Glory.
THE ONLY ONES: BAGLIORI PUNK E RIFRAZIONI NEW WAVE
La line-up degli Only Ones, anno di formazione il pregiato 1976, prevedeva oltre Peter Perrett (vocals & lyrics) il glaciale ed introverso chitarrista John Perry (preceduto da Glenn Tilbrook degli Squeeze), vero alter-ego di Perrett, dal solismo corposo e frastagliato, molto abile nel costruire fraseggi solisti stratificati, mai obsoleti e scontati. Possiamo affermare tranquillamente che ha scritto con le sue performances nei tre dischi della band alcune pagine memorabili del rock inglese dei tardi ’70. Quindi il martellante bassista Alan Mair (bass, proveniva dagli scozzesi The Beatstalkers), ed il dinamico batterista Mike Kellie, già membro dei gloriosi hard-soul rockers Spooky Tooth nella prima metà dei ’70. Figli della frenetica ondata punk inglese, di cui apparivano stimmate evidenti nei ritmi frammentati e concitati di molte delle loro songs, gli Only Ones se ne discostavano altrettanto palesemente per un’accentuata attitudine decadente e glam. La loro non-ortodossia punk è da accomunarsi a quella di altre bands di quegli anni ribollenti, in primis Ultravox e Stranglers. Il fautore principale del lato ‘maudit’ della band era naturalmente Peter Perrett, cantante e compositore dallo stile inconfondibile, dai toni strascicati e dolenti in odor di permanente depressione. Il suo carisma interpretativo permea tutta la produzione della band, dalla prima all’ultima songs, un incrocio malato tra il Syd Barrett più approssimativo e stralunato, un Lou Reed rassegnato e perverso ed il primo David Bowie dal maquillage ancor timido delle ballate esistenzialiste, un’inesauribile onda lunga che coinvolge l’ascoltatore in un spleen febbricitante.
THE ONLY ONES - EVEN SERPENTS SHINE – BABY’S GOT A GUN - REMAINS
Il repertorio dei tre classici album The Only Ones, Even Serpents Shine, Baby’s Got A Gun è uno scrigno unico colmo di strepitose gemme, che dimostrano come i quattro sapessero alternare sapientemente ed in modo ineffabile ballate romantico-decadenti lente e mid-tempo dall’ ampio respiro, spesso cabarettistico (Out the in the night, Someone who cares, Why Don’t You Kill Yourself, Breaking down, The Whole of the Law, It’s The Truth, Oh Lucinda (Love Becomes A Habit), From Here To Eternity, Flaming Torch, You’ve Got To Pay, Special View, Castle Built On Sand, Fools, Deadly Nightshade, Bay’s Got A Gun), brani tirati, stratificati e punkoidi, intrisi di glamour sgualcito (Language Problem, Programme, City Of Fun, Re-Union, Strange Mouth, No Peace For The Wicked, Oh No, Another Girl Another Planet, Trouble In The World, No solution, The Immortal Story, As My Wife Says, This Ain’t All (lt’s Made To Be), The Happy Pilgrim, Miles from nowhere), suggestioni orientaleggianti (Instrumental, My Way Out Of Here), psico-dramma introspettivi ed ipnotici (Creature Of Doom, The Beast, The Big Sleep, Lovers Of Today, In Betweens, Curtains For You), sino all’inaspettato Bo Diddley-sound di Me And My Shadow, un sabba chitarristico-percussionistico con Mike Kellie in bella evidenza ed al rock-blues decadente di Your Chosen Life.
In realtà dal loro scioglimento, nel 1981, sino ad oggi non sono mai cessate le uscite, anche di materiale inedito, che li riguardavano: tra le altre nel 1989 le preziose “Peel Sessions Album” per la Strange Fruit, un “Live” (Demon/Mau Mau) e “Live in London” (Skyclad Records), stesse registrazioni risalenti ai primi giorni punk della band – Electric Ballroom, Camden, 9 e 10 Maggio 1980, secondo altre fonti Giugno 1977 allo Speakeasy - prima della firma con la CBS. L’uscita più interessante è però un vinile del 1984: “Remains” per la francese Closer (ristampata in Italia nel 2005 dalla Get Back), una succosa raccolta di rarità inedite in studio che ripropone, a quattro anni dallo scioglimento, il fascino oscuro dell’arte affascinante e notturna di Perrett e c.. Si tratta di 14 demos, brani originariamente non completati che suonano grezzi, pieni di voci femminili di sapore gospel (My Rejection), di spunti musicali ed arrangiamenti non del tutto riusciti o abbozzati. Nondimeno i motivi di interesse nell’ascolto non mancano ed alcune songs sono davvero coinvolgenti ed intriganti: Hope Valley Blues, Prisoners, Flowers Die, sino ai quasi sei minuti blues-jazzati di River Of No Return e della strepitosa e struggente Counterfiet Woman, con un John Perry in grandissimo spolvero chitarristico. C’è anche un’accorata e per nulla banale versione della natalizia Silent Night. Nel vinile originale della Closer era inserito un free 45 giri promozionale con quattro brani: I Only Wanna Be Your Friend, Broken Arrows, Oh No, Don’t Hold Your Breath. Per la cronaca alcuni anni prima, Peter Perrett e Mike Kellie appaiono in cinque brani dell'album del 1978 di Johnny Thunders "So Alone" (Real Records), una raccolta di session outtakes. C'è anche da registrare un album dal vivo, "The First, The Last -The Living Dead" (2008) registrato allo Speakeasy il 18 Febbraio 1978, dove come backing band di Thunders appaiono Perrett, Kellie ed Alain Mair.
PETER PERRETT AND THE ONE: GLI ANNI ‘90
Peter Perrett dopo il decennio degli ’80 assolutamente inconcludente dal punto di vista artistico, vissuto pericolosamente per i suoi gravi problemi con le droghe pesanti, proprio al suo declinare riesce a sconfiggere la sua dipendenza dall’eroina e sceglie una nuova band (abilissima) come supporto per mettere a punto le nuove songs che per fortuna aveva continuato a comporre. Sono gli One (Miyuki - keyboards, Richard Vernon - bass guitar, Steve Hands - drums , Jay Price - guitar): nel 1994 incide un EP, “Cultured Palate”, un secondo, “Woke Up Sticky” e nel 1996 finalmente vede la luce con lo stesso titolo il suo primo ottimo album solista, “Woke Up Sticky” (Demon Records), molto fresco e pienamente in linea con la sua poetica rock di sempre. Il sound degli One è al passo coi tempi, le policromatiche tastiere di Miyuki risultano un valore aggiunto tessendo intelaiature timbriche di volta in volta di vago sapore garage e di gusto modernista, integrandosi perfettamente con le chitarre versatili, dinamiche, aggressive e dense di echi new wave di Jay Price. Perrett sigla nuovi piccoli miracoli compositivi, la titletrack, Deep Freeze, Nothing Worth Doing Transfixed, Dead Love Syndrome, e tutto il lavoro alla fine risulta un gioiello post-punk, ma anche un’opera fuori dal tempo e dai trend musicali passeggeri. Il disco contiene anche una riuscitissima cover dei Kinks, I’m not like everybody else. Nel 1999 esce “Peter Perrett: Live with the One” (Dawrf), brillantissima performance risalente al 1994, con l’esecuzione di materiale nuovo insieme a quello del glorioso repertorio degli Only Ones. Del 2.000 è invece “Hearts O Fire” (Pilot), la riproposizione rimasterizzata dello stesso concerto del 1994 (17 brani) con gli One, con una migliore qualità di registrazione. Potete procurarvi indifferentemente l’uno o l’altro, evitando il pericolo di una inutile sovrapposizione. Gli One cessano di esistere nel 1999 a causa di rinnovata inaffidabilità del recidivo Perrett per persistenti coinvolgimenti con cocaina, eroina, crack.
("Hearts On Fire" )
THE ONLY ONES: LE COMPILATION - IL TERZO MILLENNIO
Nel 2010 arriva provvidenziale la pubblicazione su vinile di “The Big Sleep/Live In Europe 1980” (Vinyl Lovers), con addirittura una versione russa (Lilith), a rinverdire finalmente i fasti decadenti di Peter Perrett (vocals & lyrics), John Perry (guitars), Alan Mair (bass), Mike Kellie (drums). Nel 2002 “Darkness and light-The Complete BBC Recordings” (Hux Rec.), preziosa doppia raccolta di materiale BBC radio and TV show session (Old Grey Whistle Test) risalente al periodo aureo degli Only Ones, tra il 1977 ed il 1980; si tratta in verità delle rimasterizzazioni del Peel Session Album e del precedente “Live at BBC” (1995). Tra le varie valide raccolte-compilation pubblicate nel corso degli anni segnaliamo “Special View” (1979, Epic), “Alone in the night” (1986, LP -1995, CD), i 21 brani di “Immortal Story” (1992, Columbia/Sony) tra cui alcuni mix - uno anche del guru mancuniano Martin Hannett - e la rara B side Your Chosen Life, il doppio cd “Why Don't You Kill Yourself? : The CBS Recordings” (2004, Edsel), che può tranquillamente sostituire i primi tre classici album in studio, l’altrettanto corposa compilation “The Best of the Only Ones: Another Girl Another Planet” (2006, Sony BMG) sino all’ennesima riproposizione dei tre “Original Album Classics” nel 2012 della Sony BMG. Con il nuovo millennio come per miracolo gli Only Ones tornano lentamente sulla breccia, anche grazie alla spinta di un rinnovato successo internazionale della loro seminale song Another Girl, Another Planet, utilizzata nel 2006 (come succede spesso ormai!) per una campagna pubblicitaria da Vodafone. Non cesserà di portare loro fortuna perché sarà anche inclusa nel 2010 nella colonna sonora del film di science fiction comico “Paul” diretto da Greg Mottola.
LA REUNION
Nel 2007 la band si riunisce con gli elementi originari e pare dover entrare in studio per registrare un nuovo album, grazie ad un pugno di nuove songs scritte da un redivivo Perrett. Ha ripreso anche l’attività live tra il 2007 ed il 2008, in Inghilterra, ad un buon ritmo, apparendo tra l’altro anche all’All Tomorrow's Parties festival di Minehead 27 Aprile ed in tempi più recenti il 4 Agosto 2012 al Rebellion Festival di Blackpool. Purtroppo Il nuovo album non decolla e bisogna accontentarsi di una nuova song, Black Operations eseguita live nell’Aprile 2008 in occasione dello show Later... with Jools Holland, e di altre, tra cui Is This How Much You Care e Magic Tablet, suonate al Canal+ TV special in Paris e per un’acoustic/unplugged session per Radio 6 Queens of Noize. Chi voglia vederli in azione a più di tre decadi dal loro primo sciogliment, nella loro forma più smagliante, dovrebbe cercare la videocassetta succitata Faster Than Lightning (Virgin Records, 1991) con pochissime probabilità di trovarla e, venendo a tempi molto più recenti, il DVD “Live June 9, 2007-Shepherds Bush Empire” (18 Novembre 2008, Cherry Red), con sugli scudi 18 tra i grandi cavalli di battaglia della band. Segnaliamo anche "The One And Only: Peter Perrett, Homme Fatale", una biografia di Peter Perrett uscita nel 2001 (SAF Publishing) scritta da Nina Antonia, autrice in precedenza di "In Cold Blood", biografia di un altro musicista junkie, Johnny Thunders. Le foto che ritraggono Perrett negli ultimi anni fanno un certo effetto: appare molto provato fisicamente, quasi scheletrico. Lo abbiamo cercato quasi istintivamente per intervistarlo, temendo il peggio.
Breaking Down
People keep away from me
'Cause there’s something wrong with me
My ears don’t hear, my brain can’t talk
And my eyes don’t see
I can’t do you no good
I once thought I could
But the heavens opened with the sound of screaming
And the smell of blood
It’s called breaking down
(You don't wanna go) Breaking down
(But you're gonna go) Breaking down
(You don't wanna go) Breaking down
(But you're gonna go) Breaking down with you
Maybe this is just a crazy phase
And I’ll get over it soon
It’s the pains inside my head that worry me
I’ve got the way you look captured in my lens
I’ve got no room for technique
I’ll let the picture speak
It’s called breaking down .....
I find it hard to concentrate
Distraction comes from within
If I fake it, it doesn’t mean that I don’t care
I can feel the hands of fate
They’re closing in
And I know it’s time for me to go somewhere
It’s called breaking down .....
Breaking down, breaking down with you
Correlati →
Commenti →