Marxist Love Disco Ensemble MLDE
«Perché la disco, un genere originariamente creato da minoranze oppresse, alla fine diventa sinonimo di eccesso capitalista occidentale?», è da questa domanda che parte il progetto del bolognese Paolo Volkov che ha dato vita a questo bizzarro e interessante lavoro che è stato pubblicato per l’etichetta inglese Mr. Bongo. Misteriosi i nomi dei collaboratori, anche se sembra chiaro che tutto ruoti intorno al suo fondatore. Fonte di ispirazione non è la disco delle dorate discoteche newyorchesi degli anni ‘70, ma la musica da discoteca che si faceva nel paesi dell’Est e nel Mediterraneo orientale. Una disco socialista, così come viene invocata in “Manifesto” da una voce metallica che puntella una sorta di funk robotico. Oltre a sintetizzatori vintage molto suggestivi sono molteplici gli strumenti usati, batteria, fiati, chitarre, clavicembalo, basso, registrati tutti in analogico durante due settimane in uno studio di Lubiana dove i musicisti coinvolti hanno dato forma coerente di canzoni alle jam improvvisate. Il risultato è un album godibile, ironico, ballabile, ma anche colto e raffinato a partire dai testi che affrontano serissimi argomenti storico-politici, come è il caso del pop scintillante e un po’ Stereolab Brumaire, ispirato al celebre saggio “Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte” di Karl Marx, nel quale fra un quartetto vocale ispirato ai gruppi disco sovietici, percussioni martellanti, pianoforte e tromba, si parla di revisionismo storico e dell’uso strumentale del passato! E allora non ci resta che andare in pista a ballare riflettendo sul pensiero del vecchio e sempre attuale filosofo di Treviri.