Never Hide NEVER HIDE
Un rock potente e chitarristico imparentato fortemente con il grunge degli anni novanta e con i Pearl Jam in particolare, è quello che troviamo in questo album omonimo al nome della band milanese Never Hide. Brani tutti molto tirati e arrembanti, tranne l’ottima ballata quasi acustica Lotus, che grazie anche alla voce di Pietro Mercurio, vedderiana come non mai, si avvicina non poco a Seattle e dintorni. Non c’è una briciola di originalità in queste canzoni e la parola clonazione, riferita ai Peal Jam, viene costantemente in mente, ma per una volta non si tratta di un difetto; la qualità è notevole: i brani sono assolutamente buoni, ben eseguiti, con brevi e radi soli di chitarra gustosissimi e con un bel suono che non ha niente da invidiare ai gemelli diversi e immensamente più famosi d’oltre oceano. Niente di nuovo sotto il sole del rock, ma i patiti del grunge troveranno un ottimo pane per i loro denti e parecchie squisitezze da gustare con piacere, anche se il tutto è, come detto, altamente derivativo e ci si potrebbe chiedere il senso di tale operazione-clonazione considerando che i Padri sono ancora in giro a dispensare la musica che li ha resi celebri, ma non lo facciamo e ci riascoltiamo l’album per l’ennesima volta.
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