Mole Moonwalktet MANUALE PER FUNAMBOLI
Corposa e non poco questa seconda prova discografica a firma Mole, autore attivo sin dai primi anni novanta prima nella scena hip hop e poi in quella reggae con Maci's Mobile. Corposo, dicevamo, in quanto il “Manuale per Funamboli” si presenta ricco nell’arrangiamento e divertente nelle citazioni, senza però scadere in uno sterile gioco di rimandi fine a se stesso. Se il jazz-funk dell'Herbie Hancock di “Head Hunters” appare come influenza predominante un po' in tutta la prima parte dell'album, con l'ottimo Megadrive a spiccare tra gli altri brani, Frank Zappa è sicuramente un faro a cui guardare quando, all’interno di un pezzo come ad esempio Mi Piaci Se Taci, si voglia passare con disinvoltura ed intelligenza dal funk a decise cadenze rock blues. Anche se indubbiamente le musiche di matrice afro-americana sono tra quelle che più devono aver ispirato la composizione di questo lavoro, durante l'ascolto però ci accorgiamo di come le sorgenti dalle quali Mole attinge per illustrare la propria idea di musica globale sgorghino da contesti differenti tra loro, pur mantenendo quasi sempre un discreto livello in termini di coerenza stilistica e coesione del sound.
Per citarne quindi alcuni, nella parte centrale dell'album si va dal prog circense di Infanzia Ubriaca, nel quale si avverte l'influenza di un Kurt Weill declinato alla maniera Doors-iana, passando dalla balera allucinata di Sposaliscio, per poi arrivare con Blu Elettrico ai richiami alla multietnicità balcanica. E ancora, con Cinemomowa siamo dalle parti di una New York in piena esplosione disco, mentre nel blues-rock di Megalomanie Diffuse, tra gli episodi migliori del disco, ci sorprende un sample catturato da Giant Steps di John Coltrane. Chiude questa breve panoramica Minimo Comune Multiplo, nel quale un'iniziale ammiccamento alla bossa nova conduce poi verso territori propri di un rock a metà tra prog e psichedelia. Anche se appare chiaro come il songwriting in “Manuale per Funamboli” non sia un elemento relegato ad un piano secondario, va sottolineato come alle volte il testo rimanga un po' vittima dell'enfasi che Mole esercita sulla propria voce. Tra i brani nei quali le parole trovano una dimensione comunicativa ideale, sfruttando anche gli spazi concessi dall'arrangiamento, vanno ricordati Voi Non Sapete Che Cos'è L'Amore e soprattutto Il Cinismo e L'ironia: «flirtare con la propria autoindulgenza sarebbe il trucco per levarsi ogni ossessione, basterebbe dare tempo al tempo senza perderci il sonno e la ragione». E di trucchi, qui, non sembrano essercene.
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