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11 Marzo 2014 , ,

Human Colonies Demo / EP

2013 - Autoproduzione

Human Colonies DEMO EPDicono che tre indizi facciano una prova. Per provare che il sottobosco shoegaze italiano è vivo ai bolognesi Human Colonies ne servono quattro. Come i pezzi del loro EP di debutto. Quattro canzoni che esplorano il concetto del genere andando a scavare abbastanza in profondità da poter cogliere le sfumature principali alle quali si ispirano. Ed osservare, con assoluta convinzione e sicurezza, che lo stesso termine “shoegaze”, abusato e addirittura diventato modaiolo in certi ambienti musicali alternativi, sia una classificazione troppo contenitiva. Certo, pronunci quel nome e, per forza di cose, devi far riferimento ai mostri sacri, ai My Bloody Valentine piuttosto che agli Slowdive. E questo è forse il grande limite del genere tout court, non solo della interpretazione italiana. Sono passati 23 anni da “Loveless” e da “Just For a Day”, e da quel 1991 il nostro movimento ha provato ad assimilare le caratteristiche principali per poterle inserire in un contesto di diversa sensibilità, più nostrana, che potesse risultare accattivante. Non sempre però questo risultato è stato raggiunto e storicamente poche band del nostro paese hanno lasciato un segno. E allora, all'alba del 2014, che senso avrebbe approcciarsi nuovamente a tutto questo?

 

Ha senso se la band in questione ha ottime idee e una strada precisa da seguire, che inserisce passaggi e atmosfere alla Wire (Falling Deeper) ed una batteria fredda e claustrofobica amalgamata col basso penetrante e solido; innesti di dream-pop messi in punti strategici del disco per elevare l'animo dell'ascoltatore con una chitarra che trasuda emozione ed abrasione (Cross). Un pezzo di apertura, Sunshine Jesus, che è come se glihuman Yo La Tengo ed i Sonic Youth si fossero dati contemporaneamente appuntamento sul solito palco e siccome nessuna delle due band ha intenzione di lasciare spazio all'altra decidono di fare una canzone insieme. Con risultati assolutamente notevoli. La voce di Giuseppe Mazzoni è un soffio, una brezza fredda e avvolgente, in special modo in Hey You, ed il resto della band (Roman Dagner alla chitarra, Sara Telesca al basso e Davide Hare alla batteria) impone la propria personalità senza eccessi, ma con un senso di grande lucidità. Sono bravi, oltre che giovanissimi. Ed in questo Ep c'è un po' un gran campionario di cosa sono in grado di fare. E siamo vicini alla prova sulla lunga distanza. Attendere, in fin dei conti, ci costa ben poco.

Alberto Niccolai

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