Iceberg CARO TORNADO
Polvere, sudore e rock’n’roll, suoni sporchi, distorsioni, alto volume assolutamente richiesto, il power trio classico degli Iceberg si muove tra punk, grunge, noise e blues malato. E per mantenere questi aspetti presenti nel modo più immediato e diretto hanno scelto di registrare questo disco d’esordio in presa diretta, mantenendo così viva il più possibile la carica e la grinta che caratterizzano le loro esibizioni dal vivo: del resto è dal 2008 che la formazione pavese si è fatta le ossa sui palchi del Nord Italia. Il trio è composto da Alessandro Mogni chitarre e voci, Renzo Carbone basso e seconda voce e Marco Monga alla batteria e per questo “Caro Tornado” hanno fatto le cose per bene, innanzitutto una bella edizione in digipack apribile con una serie di belle sgranate fotografie che vedono i nostri circondati dalle giovani ballerine della Scuola di danza Città di Mede, perché se si vuole, e un plauso va a Fabio Riberto che ha curato grafica e foto, anche il cd può essere un oggetto che vale i soldi spesi.
Rock sporco e cattivo dicevamo con i tre che sparano a mille i loro strumenti, ma anche con una vena melodica non disprezzabile, a questo proposito è stato quanto mai opportuno il passaggio dall’inglese all’italiano, che addirittura volge al cantautorato in un brano come l’apocalittico In Piena. Guardando alle liriche e alle tematiche dei testi gli Iceberg hanno dichiarato:
‘Riascoltandolo ci siamo resi conto che le liriche hanno un filo comune, quasi un concept e sono legate da immagini della natura e delle sue forze più violente, non è un effetto ricercato ma rende al meglio l'atmosfera e la carica dei brani’.
Ed effettivamente oltre al tornado del titolo, grandinate, alberi, monti, fiumi straripanti, insomma una natura non sempre benigna è protagonista di buona parte dei brani. Se qualche brano appare poco originale, per esempio quello che dà il titolo al disco, l’album è nel complesso piacevole e riuscito, in particolare vanno segnalate Clima con gli strumenti, e in particolare la chitarra, a fare da contraltare alla voce che scandisce in modo netto ogni singola frase, il bel blues frenetico di Nagasaki Blues, la già citata In Piena e la conclusiva F, rock blues con un eccellente lavoro delle chitarre che virano verso sortite psichedeliche, ma che dimostra come ancora ci sia da lavorare sulla voce.
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