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24 Marzo 2025 ,

PINHDAR Live 14/03/2025, Zō Centro Culture Contemporanee - Catania


Nell’ambito della rassegna Pulsar a Zō Centro Culture di Catania, il 14 marzo scorso hanno fatto tappa i PINHDAR, band milanese costituita da Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, in tour con il loro ultimo album intitolato “A Sparkle On The Dark Water”, prodotto da Bruno Ellingham (Massive Attack, Portishead, Everything But The Girl, Elbow, tra gli altri) e pubblicato tre anni dopo l’ottimo esordio “Parallel”. A Lacinskij, ovvero Giuseppe Schillaci, è affidato l'opening act. Il compositore e producer catanese, insieme a Mario Lo Faro (Clustersun) alla chitarra e Antonio Calandra alla batteria mette in scena una base concettuale che utilizza sottostrutture noise e campionamenti destrutturati su cui si erge un muro ciclopico di suoni, con l’aggiunta di moduli post-rock di tipo Mogwai e di drammaticità nipponica alla Mono. Il fondale è distopico e Lacinskij porta con sé un’energia oscura pervasa da una materia di drone-music e spore magnetiche industrial. Le sei tracce, di cui due (No Landing For Ashes e Francesca) dal nuovo “How To F*ck Everything” e tre (Future B, Salicornia e Present B) dal precedente “Zōlfo+Salicornia”, segnano un cammino immaginifico sulle macerie di un presente che ha fallito tutti i suoi obiettivi di umanità, compresa la tragedia dei palestinesi, abitanti di una terra che non esiste e di cui è difficile reperire una bandiera. La musica di Lacinskij è volutamente impervia, fa risuonare negli spazi di abissi spettrali voci catturate nei riti di passaggio di un mondo che muore. Il tempo di rifiatare ed ecco che i PINHDAR illuminano il palco di Zō con il loro suono avvolgente ed elegante. Colpisce subito l’attitudine internazionale di una scrittura che guarda al trip-hop di scuola bristoliana come punto di partenza per una evoluzione artistica che, soprattutto nel nuovo album, registra una ulteriore evoluzione in chiave personale. La voce di Cecilia Miradoli è il centro di tutto, una sorta di sommesso nucleo vitale attorno a cui si avviluppa uno scenario sonoro immersivo dato dalla spinta delle chitarre di Max Tarenzi e dal drumming pulsante di Alessandro Baris da cui emerge un groove dalle basse frequenze particolarmente intenso. Dai brani di “A Sparkle On The Dark Water” escono fuori inedite nuances elettriche che ricordano gli anfratti emotivi del compianto Luis Vasquez (Cold River) e di quel campionario di oscurità decadenti che rappresenta il suo “Deeper”. Allo stesso tempo però si avvertono frammenti di una sinuosità che rimanda tanto ai The Fauns e alle volute mesmeriche di Alison Garner (In The Woods), quanto alle lacerazioni di Beth Gibbons, presente nelle obliquità di Little Light, ad esempio. Possiamo dire che nei PINHDAR convivono anime differenti che si compongono con naturalezza ed esprimono l’epifania di una sensibilità artistica prismatica e attenta ai dettagli, soprattutto nelle sottostanti tessiture electro dei synth suonati dalla stessa Cecilia. Da segnalare la psichedelia dark di Solanin, le pulsazioni trip-hop di Humans, le introspezioni di Home o il citazionismo Pink Floyd di At The Gates Of Dawn con la chitarra di Tarenzi sempre sospesa in uno struggente bozzolo di riverberi eterei. Il live dei PINHDAR è stata la chiave per entrare nel loro mondo e decifrare un linguaggio che parla di relazioni, del dualismo che risiede in ognuno di noi e di una casa da trovare ovunque ci sia musica da condividere e occhi da guardare.

Giuseppe Rapisarda

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