Fujii, Fonda, Mimmo TRIAD
[Uscita: 25/05/2018]
Giappone-Italia-Stati Uniti
La pianista Satoko Fujii ha compiuto sessant’anni e festeggiato il ragguardevole traguardo facendo uscire il progetto “Triad”, album registrato in Italia, per la piccola ma multiforme etichetta italiana Long Song Records, in compagnia di Joe Fonda al contrabbasso e flauto e Gianni Mimmo al sassofono soprano. La pianista nipponica ha alle spalle una carriera multiforme con diversi organici: dalle forme orchestrali fino ai quartetti e duetti. Dopo il progetto “Duet” con Fonda, sempre per l’etichetta italiana, “Triad” vede l’inserimento di Gianni Mimmo, compositore, sassofonista tra i più radicali, direttore artistico e fondatore dell’etichetta Amirani Records. L’improvvisazione qui è totale, il brano principale, Birthday Girl, ha un durata di quarantadue minuti nei quali tutte le declinazioni del free jazz vengono esposte. Si parte subito con una contrapposizione di climi, ritmi e melodie contrapposte. Mimmo e Fujii che instaurano dei soliloqui empatici con assenza di trame armoniche. Dopo i primi cinque minuti il contesto è mutato. Fonda percuote il contrabbasso tentando di sradicarne energia e rumori inediti, riparte il magnifico timbro del sassofono costruito su scale, virtuosismi e growl. Il tentativo è la pura ricerca musicale timbrica, la determinata coerenza a capire: che cosa può uno strumento? Quali sono i suoi limiti e come ampliarli? Satoko Fujii (nella foto sotto a destra) espone, o perlomeno, decostruisce brevi accordi con una notevole ambiguità tematica. L’energia, la sofferenza si manifestano magicamente.
Le altre tracce, tutte di una durata di qualche minuto, si concentrano sulle atmosfere, sulle sensazioni primordiali, quasi dei brani ambient. Available Gravity vede il flauto di Fonda protagonista che ci trasporta in un luogo assente, privo di gravità, a discapito del titolo. Accidental Partner tenta quasi di accennare un tema, una struttura, con l’archetto di Fonda che tocca le note più profonde del suo strumento. Joe Melts The Water Boiler appare quasi un blues nascosto, camuffato, tre minuti di parossismi ed esacerbazioni musicali, un piccolo capolavoro. Ricerca, energia, libertà compositiva, citazioni, incongruità musicali, tutto questo e forse ancora non basta per descrivere una “opera aperta” citando il compianto Umberto Eco.
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