Swans TO BE KIND
[Uscita: 14/05/2014]
Decisamente gli Swans (o meglio il suo mentore, Michael Gira) paiono voler ingaggiare un ferale corpo a corpo con ogni singolo ascoltatore, perfino con gli aficionados più convinti. Attraverso meccanismi sado-masochistici di autoannientamento e distruzione psico-fisica in chiave sonora. Chi li ha visti dal vivo di recente, contesto nel quale hanno eseguito già gran parte dei brani di questo nuovo album, ha potuto constatare, con una qual certa tangibilità audiovisiva, l’incedere vieppiù infernale della loro macchina musicale apocalittica. Un nuovo percorso, quello della gloriosa band americana e dello stregone che la dirige, al culmine del quale non restano che le macerie e le rovine fumanti dello stesso concetto di rock. Il che non vuol dire che il nuovo doppio cd, e triplo Lp, con dvd aggiunto nella versione Deluxe, non offra spunti intriganti. I Cigni sono sempre i benvenuti nell’asfittico panorama del rock attuale. Tuttavia, è come se insorgesse l’impressione che essi comincino a portare delle maschere, a salire in scena recitando un copione che inizia a divenire frusto, ad appesantirsi di qualche cliché non richiesto. Un album che divide, e fin qui nessuna nuova di rilievo: gli Swans sono storici corifei della cesura e della vivisezione degli istinti rock primordiali.
Solo che, dopo l’immane “The Seer”, strutturato e strutturante album del 2012, ebbro di esalazioni sulfuree ma perfettamente compiuto in se stesso, in bilico come sul filo d’un immaginario rasoio tra tradizione e sperimentalismo rock recato a livelli di efferatezza suprema, il rischio è che il concetto di annichilimento, portato ancora più innanzi, soprattutto se al di fuori del suo più naturale e acconcio contesto live, provochi uno scadimento nel grottesco, per eccesso di zelo devastatore. Sebbene ancora grandi gli Swans, invero, taluni frammenti di questo “To Be Kind” suonano artificiosi, troppo studiata la furia di negazione di ogni catarsi musicale, di ogni linearità nella struttura musicale di essi. A partire dall’iniziale Screen Shot, stracca reiterazione di schemi ampiamente sfruttati dal sornione Gira, e continuando, ad esempio, con la torrenziale e mefitica Bring The Sun/Toussaint L’Ouverture, traccia di ben trentaquattro minuti scavata nella roccia della ripetizione ossessiva e ossessionante fine a se stessa, che, se eseguita dal vivo - ben cinquanta minuti - con le sue sinistre rifrangenze luciferine e i suoi bagliori violenti e apocalittici assume un senso profondo; da studio, invece, perde in intensità e potenza visionaria. Più aperta e densa di suggestioni tenebrose e dall’afflato poetico intenso e melanconico è Just A Little Boy (For Chester Burnett).
Più ispirato pare il secondo cd, spoglio delle grevi sovrastrutture mentali del primo, a testimonianza di diseguaglianza e mancata omogeneità tra le varie parti dell’opera. Kirsten Supine è una traccia eccellente, nella quale i grandi collaboratori di Gira rendono al massimo del loro sinistro talento, e la stessa voce di Michael pare riemergere dagli abissi senza fondo della disperazione umana per tornare a farsi lieve come le ali infrante di una libellula. Nathalie Neal è un’altra traccia notevole, dissacratoria e venefica ma dalla struttura musicale riconoscibile e come balenante nell’oscurità delle origini. Così come improntata a una gelida quiete post vitam, ebbra di efflorescenze ossianiche esplodenti in olocausto di note nel finale, è la conclusiva To Be Kind. In ultima analisi, un disco “concettualmente” sbagliato, sebbene mai privo della sinistra fascinazione del niente cui i Cigni ci hanno da sempre abituati. Nella speranza che, nel prossimo futuro, gli schemi che essi hanno sempre disprezzato e infranto non costituiscano, paradossalmente, la loro volontaria prigionia mentale e arrestino il loro maestoso e regale incedere nelle acque specchianti della creatività.
Io il disco l’ho ascoltato un po’ di volte. Lo trovo grandissimo, monolitico e di un “peso” ancora maggiore delle prime cose di Gira & co.
ciao Marco. Il tuo parere è rispettabilissimo, ci mancherebbe; il nostro Rocco Sapuppo – hai letto la recensione? – la pensa in maniera un pò diversa, soprattutto confrontandolo con i precedenti lavori. In rispetto al suo parere critico ed al suo voto finale non ho posto la dicitura # Consigliato da Distorsioni.
pasquale wally boffoli