Balmorhea The Wind
[Uscita: 30/04/2021]
Pronti per il revival del post-rock, nella fattispecie delle sue propaggini più post e meno rock (area Rachel's per intenderci)? Potete farlo con “The Wind”, settimo album per i texani Balmorhea, che con questo lavoro approdano all'illustre etichetta Deutsche Grammophon. Il titolo dell'album nasce da una passione letteraria del membro del gruppo Rob Lowe (omonimo dell'attore) ovvero la traduzione dell' “Otia Imperialia”, un compendio del XIII secolo con le descrizioni dei miracoli, in particolare dal racconto de "Il vento che San Cesario chiuse in un guanto", in cui l'arcivescovo di Arles trasportava la brezza marina in una valle desolata e la rilasciava per rendere il luogo "fecondo e sano"; ad ispirare il lavoro anche la passione per l'attivista Greta Thunberg. I dodici brani del disco sono quasi interamente strumentali, solo nel primo e nel conclusivo appare un recitativo stile Piano Magic (la voce recitante o salmodiante ma non cantante è uno dei leitmotiv di questo periodo musicale, vedi anche gruppi come Dry Cleaning o Squid; non so voi, chi scrive ne faceva volentieri a meno), e in The Myth e in V un gorgheggiare ad opera della soprano Lisa Morgenstern. Domina il pianoforte, spesso accompagnato da archi o fiati, tromba o clarinetto, ma anche le chitarre salgono al proscenio, come in Landlessness, o in Ne Plus Ultra, che offre un vago sentore di progressive nelle sue armonie malinconiche. Disco gradevole da sentire come sottofondo, ma che non regala autentici brividi: le commistioni classica-rock di Tuxedomoon, Soft Verdict, Aksak Maboul o degli stessi Rachel's sono lontane anni luce. Se volete ascoltare qualcosa di non invasivo su una piattaforma mentre siete al computer a lavorare, questo disco va bene, se volete avvicinarvi a qualcosa che non sia rock ma può lenire la vostra sensibilità sintonizzatevi su Radio3 Rai e andate alla scoperta di quei compositori meno noti di inizio '900 che hanno ispirato i musicisti sopra citati, e sarà vero innamoramento.
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