Arturo Stàlteri The Snow Is Dancing
[Uscita: 22/11/2024]
Di Arturo Stàlteri ci siamo occupati da tempo immemorabile, in Distorsioni. Artista di straordinario talento, pianista e compositore di eccelso livello, e suscitatore di raffinate emozioni sonore. Dapprima, coi leggendari Pierrot Lunaire, poi, con una carriera solistica di notevolissimo spessore. Compositore geniale di brani propri e interprete d’eccezione di opere di grandi maestri del Novecento, quali Philip Glass (“Circles”, “Dodecagon”), Brian Eno ("CoolAugustMoon") Franco Battiato (“In Sete Altere”), e brani sparsi qua e là (King Crimson, Rolling Stones, Chopin, Beethoven, di cui si ricorda una memorabile versione della Sonata Al Chiaro Di Luna), artista eclettico che spazia dal progressive, al minimalismo, alla canzone d’autore rivisitata (Rino Gaetano, in primis). Appassionato di atmosfere celtiche, dei suoni iperborei, delle aure incantate dei romanzi di Tolkien, cui ha dedicato un indimenticabile album, “Il Decimo Anello”, ritorna sul proscenio con un album dedicato alla neve, “The Snow Is Dancing”. A parte i virtuosi rimandi all’opera del diletto Debussy (dalla raccolta “The Children’s Corner”), il disco è una celebrazione in musica della neve, della neve come della candida discesa di soffice immacolatezza sulle cose umane, capace di elidere alla radice ogni concetto di impurità, di donare alla realtà, a volte così disumana, col tocco lieve dei suoi fiocchi, un senso di leggerezza e di liberazione dagli affanni quotidiani. Una partitura per piano solo sul tema del bianco, come in Théophile Gautier, grande poeta simbolista francese, nella sua Sinfonia in Bianco Maggiore, che si dipana già dall’incipit, The Snow Of Caradhras Part 1, in minuscoli fiocchi di neve sonora, con le note del piano che si confondono, nella leggerezza della caduta, con la bianca coltre che ricopre gli umani destini. Falling Snow Part 1 procrastina questa sensazione di morbida caduta, mentre la suggestione iperborea di Snjókorn ci riporta alle atmosfere minimalistiche tanto care al grande artista romano, con sapienti e repentini tocchi pianistici che ammaliano senza meno. The Land Of Icicles ci rimanda a paesaggi ammantati dai ghiacci del suono che mai si corrompe, col tocco sempre raffinato ed elegante di Arturo che si innalza su architetture glaciali. Le note imitano una lenta passeggiata su tappeti innevati in Des Pas Sur La Neige, dove i ritmi sincopati del piano si accostano al battito del cuore in lenta cadenza. Il ritmo si innalza e si snoda come in un tappeto volante su distese di bianca purezza in Come La Neve, mentre il virtuosismo pianistico conclamato di Arturo riecheggia in tutta la sua classe cristallina nella superba traccia di Hans Im Schneesturm, una tempesta di note e fiocchi di neve che travolge i sensi. L’epicedio dell’album è ancora una scheggia di adamantina bellezza, in The Snow Is Dancing, le note si frammischiano alla caduta dei fiocchi, in un’ansia di cancellazione di ciò che di impuro ammorba la triste società contemporanea, come la neve che, nel romanzo di Joyce, Dubliners, cade sui vivi e sui morti. Capolavoro.