OMD (Orchestral Manoeuvres In The Dark) THE PUNISHMENT OF LUXURY
[Uscita: 01/09/2017]
Inghilterra
Andy McCluskey e Paul Humphrey vivono forse in una camera iperbarica? Per loro il tempo é una variabile inconsistente, dagli esordi ad oggi non sono cambiati di una virgola: McCluskey ha la stessa voce, identici i suoni da modernariato delle elettroniche di Humphrey, le atmosfere sono cristallizzate e gli orologi si sono arrestati ai magici giorni, lontani per noi ma non per loro, in cui hanno conquistato l'universo con quel tormentone che non vogliamo nominare. Era il 1980 ed in quell'anno avevano sfornato ben due album, “OMD” e “Organisation”. Era il secondo a contenere la "bomba atomica" che, nel bene e nel male, ha segnato il loro destino, lo stesso che accomuna le one hit wonder bands. Questione tanto discussa quanto ininfluente: possiamo parlare di one hit wonder o no? A nostro parere…ni. Di certo non sono stati più in grado di bissare il colpo grosso ma i loro album, parliamo soprattutto dei primi 3, sono sempre riusciti a galleggiare. Questo “The Punishment of Luxury “ è il loro tredicesimo (non aggiungiamo altro!) e giunge a 4 anni da “English Electric”, tributo alla loro fonte ispirativa piú importante, i Kraftwerk. L'operazione omaggio qui si ripete pari pari.
Gli OMD si sono installati nella Hall Of Mirrors e narcisisticamente contemplano se stessi nell'atto di contemplare i Kraftwerk. Il gioco delle citazioni e dei rimandi è continuo, tutte le tracce sono infarcite di sonorità, arpeggi e addirittura di riff presi in prestito dai tedeschi. É quasi un giochino da settimana enigmistica andarli a scovare: citazioni, campionamenti forse? Pretending To See The Future era uno dei brani del primo album, ma a loro la cosa non interessa: sono nati in un'epoca lontana dalla sampling art, anni in cui andavano di moda le spalline, icona del kitsch legalizzato, ed il loro binocolo è puntato verso il passato. Il brano d'apertura dà il nome all'album e ci spedisce subito su una Autobahn, la strada diventa radioattiva nella successiva Isotype, dove ci accompagnano per un tratto i Depeche Mode.
Suoni brilluccicanti, puliti e nitidi, a costruire pop senza vergogna, come nella sfrontata Art Eats Art e nell'abbastanza atroce Robot Man, ma anche a modellare tracce più raffinate, come Precision & Decay. As We Open, So We Close contiene sonorità "modernissime", alla Oneotrix Point Never, ma visto che quest'ultimo a sua volta ha reinventato il vintage, il gioco dei rimandi diventa inestricabile. Non mancano sognanti ballate elettriche, come Ghost Star, e neppure momenti dove il kitsch diventa un po' tanto (e non parliamo dell'orrenda cover), ma nel complesso l'album scorre piacevolmente, e non soltanto per le orecchie nostalgiche.
Gli OMD non sono affatto una band da una sola hit. Hanno bissato, eccome, il colpo grosso. :)
Basti sapere che i loro singoli più venduti a livello planetario sono quelli immediatamente successivi alla innominabile canzone. Poi che in Italia ci si sia fermati a quella è peggio per noi, perché i tre 45 tratti da “Architecture & Morality” sono capolavori riconosciuti della musica elettronica (come quell’intero album, del resto).
Senza poi menzionare “If you leave”, una canzone che è un autentico classico per i ragazzi americani degli anni ’80… E potrei continuare a lungo, ma mi fermo. :)
Un caro saluto.
Caro Andrea, gli OMD sono da considerare a tutti gli effetti come appartenenti alla scena electro pop piú che a quella elettronica. A parte ciò le vendite dei loro 45 giri successivi ad Enola Gay hanno goduto dell’effetto traino, come succede a molte altre band che sono riuscite a sopravvivere per decenni continuando a pubblicare album insignificanti, quando non disgustosi,grazie ad un’unica hit planetaria. Vedi gli A-ha e gli Europe, due per tutti!
In quanto ai titoli che citi, l’album è datato (e vabbè, la cosa di per sé non comporta necessariamente valenze negative) ma comunque noiosetto anzichenó ed il singolo é una canzoncina che può proprio solo piacere a brufolosi studentelli americani.
Non prendo in nessuna considerazione un metro di giudizio basato sul numero di dischi venduti. Allora persino Bieber diventerebbe un grande artista? Concordo con Gramsci quando sostiene che non è vero, in nessun modo, che il numero sia «legge suprema», ovvero che il numero sia qualtà.
Io mi sono limitato a parlare del fatto che non sono sicuramente una band da una sola hit. Per questo ho citato le vendite, visto che di quello si sta chiaramente parlando quando si parla di hit… Tutto qua.
Avrei da eccepire anche sugli A-ha – e parecchio! – ma lasciamo stare.
Un caro saluto.
The Punishment of Luxury e’ il miglior disco di Synthpop da 20anni a questa parte.
Non sono un fan degli OMD e non ho dischi loro nei miei scaffali.
Citazioni Kraut Rock a parte , il disco e’ molto bello e scorrevole.