Gemma Ray THE EXODUS SUITE
[Uscita: 20/05/2016]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Nel sito ufficiale di Gemma Ray si legge: ”A 52 minutes odyssey in epic torch song psychedelia”. L’intento della cantante britannica appare chiaro fin da subito da questa esternazione. Arrivata al sesto disco (dopo il precedente “Milk For Your Motors” del 2014), Gemma Ray consacra definitivamente il ruolo di songwriter che guarda alla tradizione melodica degli anni ’60 con intenti non proprio oleografici. Certo, le canzoni di Gemma rientrano nel formato pop e pure le impalcature soniche oblique sono qualcosa di già sentito. Tuttavia, questo non significa che “The Exodus Suite” non sia un buonissimo disco. Incentrato su temi personali e politici, ma più generalmente una riflessione sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia, il disco si apre con la tensione dei languidi synth di Come Caldera e subito siamo trasportati in un mondo parallelo di tendaggi pesanti, androni mal illuminati e amori impossibili.
La cavalcata swamp di There Must Be More Than This riscalda l’atmosfera e fa del titolo un mantra ipnotico. Il singolo The Original One è un’inquietante torch song che vive di tinte chiaroscurali, silenzi e ripartenze, in cui la voce di Gemma è alla massima espressività.
We Do War è una ballata oscura, sempre guidata da chitarra surf e synth, Ifs & Buts gioca ancora sullo swamp-rock e intesse trame noir su impalcature tex-mex, We Are All Wondering è una ballata storta in cui voce e coro si inseguono e modellano una psichedelia vertiginosa, come nel breve strumentale Acta Non Verba. La lunga Hail Animal vira verso territori decisamente pop: qui l’epicità di cui sopra diventa una sorta di macchietta e relega il pezzo ad uno dei momenti più deboli del lotto. Il fingerpicking di The Switch ne fa una delicata folk song gotica, mentre le ritmiche diventano ossessive in The Machine che al contrario fa dell’epicità il suo punto di
forza. La canzone più lunga, The Shimmering si concede spazi aperti e silenziosi contrapposti ad atmosfere ancora una volta noir. Il finale di Caldera, Caldera! ci riporta all’inizio, chitarre western e tastiere tese all’infinito.
Le composizioni uniscono materiale pop melodico e visioni conturbanti, con ectoplasmi di Nick Cave, Bad Seeds, Jeffrey Lee Pierce (Gun Club). L’abilità di polistrumentista, songwriter e l’intelligenza musicale fanno di Gemma Ray una interprete preziosa nel panorama pop. Per chi ha deciso di stare dalla parte oscura della pop song.
Correlati →
Commenti →