Neville Staple RETURN OF JUDGE ROUGHNECK
[Uscita: 17/02/2017]
Gran Bretagna-Jamaica
Quando una leggenda musicale si mette in proprio, la soluzione più comoda per non sbagliare è andare sull’usato sicuro, cavalcando l’onda che per anni è valsa successo e iconica popolarità. È il caso di Neville Staple, ex frontman degli Specials che dello ska non è solo una leggenda, ma una vera e propria autorità. Non sorprende, dunque, che il suo nuovo disco uscito per Cleopatra Records, “Return of Judge Roughneck”, suoni come una specie di enciclopedia del sound anglo-giamaicano, che a più riprese tra anni ’60 e ’80 ha influenzato generazioni di mods, skins e rude boys in tutto il mondo. Il formato doppio LP dell’album, composto di versioni personali di pezzi della tradizione in levare e pezzi originali, sembra proprio suggerire una sorta di “suddivisione in capitoli” di tutto il lavoro, in cui si mescolano l’allegro levare del 2Tone Ska, l’impeto dei fiati dello ska original e i suoni più cupi del dub.
Nella prima parte, il richiamo agli Specials è chiaro fin dal principio: la stessa title track (cantata sul motivo di Gangster) riprende un vecchio personaggio creato ai tempi della collaborazione con Jerry Dammers e Terry Hall e reso famoso dal celebre brano Stupid Marriage.
Per ricreare il groove dei tempi d’oro, Staple rispolvera i pungenti testi di denuncia del mondo contemporaneo (Politician Man), oltre al suo celebre e sempreverde “toasting” (Gang Fever) alternato agli immancabili soli dei fiati, marchio di fabbrica della 2Tone Records. Apoteosi dei “good old times”, la nuova versione di Enjoy Yourself degli Specials, rivisitata con la collaborazione del violinista Jessy Greene. Lo spartito non cambia di molto nella seconda parte del disco, quando il suono prende la strada perpendicolare dello ska original, citando lo stile di alcuni guru della musica in levare giamaicana come Desmod Dekker e Prince Buster (Sweet Sensation), a cui Staple aggiunge quel tocco brit che nel complesso non dispiace. Il breve ma intenso viaggio nelle variegate sonorità della piccola isola caraibica, infine, sfuma nel lato “bonus” tempestato dalle darkeggianti atmosfere dub, che permettono all’opera di sganciarsi dal passato e assumere colorature più odierne. Tra le altre Roadblock (nuova versione mixata dal produttore Ed Rome) è il perfetto esempio di come Staple e i suoi illuminati collaboratori abbiano preso il suono classico à là Lee “Scratch” Perry, modellandolo sui gusti di alcune dancehall “alternative” contemporanee.
Un lavoro intelligente e senza dubbio ottimamente realizzato, che vale a Staple e alla sua “gang” una sufficienza più che abbondante. Un valido ripasso delle caratteristiche sonorità caraibiche che a conti fatti non offre alcuna novità. In fondo però chi ascolta e ama il vero ska alle cose nuove si approccia sempre con una certa cautela. È quindi il caso di dirlo, senza tema di smentita: il “vecchio” Staple ha fatto centro, ancora una volta.
Video →
Correlati →
Commenti →