Georgiana Starlington PAPER MOON
[Uscita: 26/03/2013]
Una vera delizia questo disco, la prima vera sorpresa d'inizio 2013. Jack Hines per i più attenti alle cose dell'underground a stelle e strisce è stato membro dei Black Lips, band del filone White Stripes fra il 2002 e 2004 per formare poi The K-Holes. Originario del profondo sud, Atlanta, Georgia, ha deciso di cercare fortuna in quel di New York, accompagnato dalla biondissima moglie Julie, amata fino alla venerazione. Una delle tante belle coppie del rock, qualcosa di simile ai due X, John Doe ed Exene Cervenka. Per i K-Holes due dischi sulle orme dei Cramps più che sul garage vero e proprio, l'ultimo, “Dismania”, è dell'anno appena trascorso. Niente di clamoroso ma soprattutto niente di originale, ed è sorprendente quante band cercano inutilmente di afferrare un suono che solo il compianto Lux Interior e la sua compagna Poison Ivy detengono come un marchio depositato da oltre 30 anni. Hines e dolce consorte devono aver pensato la stessa cosa quando un bel giorno hanno dato una vigorosa sterzata al loro suono, ribattezzandosi Georgiana Starlington e dando alle stampe questo splendido debutto per l'interessante Hozac Records.
Gran merito delle sonorità che rendono fascinoso il disco vanno all'uso della lap steel guitar, con un suono che apparentemente si può classificare come lo-fi: a me piace pensarlo come una splendida reminiscenza della gloriosa epoca del sixties sound ed affini. Il nome del gruppo è un omaggio alle loro origini, la copertina invece è molto cinematografica-retrò in perfetto Marilyn Monroe style e poi c'è quel titolo, "Paper Moon" che omaggia la meravigliosa pellicola di Peter Bogdanovich (1973) con gli indimenticabili Ryan e Tatum O'Neal. La chitarra di Hard Grave che apre il disco profuma da lontano di sapori sudisti, la voce di Julie è incantevole, la vera sorpresa di questo disco. La bionda georgiana ci delizia con altre chicche quali The great divide e Dry as bone: quest'ultima potrebbe benissimo figurare in qualche antologia della serie “Girls in the garage”. A tratti sembra resuscitata la leggendaria coppia formata da Johnny Cash e June Carter, quel tocco di chitarra, quelle voci e quando i due Hines le fondono assieme vengono fuori gioiellini come Brave Wolf e Gust.
Louise Louise è di una bellezza unica, canzoni così le ascoltavo su certe impossibili rarità dell'età dell'oro, album di psichedelia-soft come The Fredric, gli oscuri Forever Amber e tutti quei dischi della Holyground. Con Days of heaven i due ci portano davvero a due passi dal paradiso, con un vibrante solo di chitarra su di una base tipicamente Cash-iana, il break a rallentare il tutto e la chitarra acida che chiude 6 minuti da brivido. I Georgiana Starlington non accelerano mai e quello che può sembrare un limite è invece il fascino di un disco che pare uscito da un'altra epoca. Un disco da custodire gelosamente, lontano da occhi indiscreti e magari inserire nella propria collezione accanto alla montagna di ristampe dell'epoca sixties, certi che nessuno noterà l'inatteso ospite. Top obscure album of the year.
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