Richard Ashcroft NATURAL REBEL
[Uscita: 19/10/2018]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Sesto episodio della carriera solista per Richard Ashcroft (se si considera anche il moniker RPA & the United Nations of Sound), che a due anni di distanza dal precedente “These People” si misura con il nuovo “Natural Rebel”. Dieci tracce che riportano l’ex Verve su terreni a lui più congeniali, per un prodotto completo, che si ascolta con facilità e leggerezza. Ashcroft passa in rassegna, con l’eleganza e il gusto che gli sono propri le sue varie influenze, dal country alla rock ballad, tenendo ben presenti le sue origini di songwriter britpop. La traccia di apertura All My Dreams (dedicata dall’autore alla compagna Kate Radley, ex tastierista degli Spiritualized) suona come una vera e propria dichiarazione d’intenti: una ballata pop-rock incalzante e coinvolgente che segna il passo per tutto l’incedere del disco. Atmosfere che proseguono sulla stessa falsariga anche in Birds Fly, nel primo singolo estratto Surprised by the Joy, e in altri episodi veloci e trascinanti (Born to Be Strangers, That’s When I Feel It) con spruzzate di country qui e lì.
Particolarmente interessante da notare è come l’artista di Wigan abbia saputo sapientemente mescolare in tutto il disco la sua tipica voce ruvida e roca con la dolcezza delle orchestrazioni, il vero filo rosso che lega tutte le varie tracce, quasi sempre cantate in prima persona (“I say hello to the world again” in Surprised by the Joy).
Anche gli affezionati del Richard più acustico, intimo e lento avranno la loro parte di soddisfazione: spicca la classica ballatona in stile Verve That’s How Strong,che fa il paio con l’altrettanto valida We All Bleed, con marcati rimandi country al pari di A Man in Motion. Da segnalare, infine il pregiato momento spiritual-corale della nostalgica Streets of Amsterdam e la chiusura col botto di Money Money, trionfale crescendo brit-pop elettrico che accompagna l’ascoltatore per mano verso il sipario dell’album. Con “Natural Rebel” siamo alle prese con il gradito “coming back” di Richard Ashcroft, che riabbraccia le sue radici più profonde, vigorose e vincenti dopo qualche ultima uscita un po’ balbettante.
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