Mogwai ATOMIC
[Uscita: 01/04/2016]
Scozia #consigliatodadistorsioni
Il 6 agosto 1945 è sorto quello che lo scrittore Karl Brukner avrebbe definito nel suo romanzo di formazione il gran sole di Hiroshima. Settant'anni dopo, per celebrare quell'evento oltreché per fare un bilancio dell'impiego dell'atomica non solo a livello bellico ma energetico e sanitario, la BBC ha trasmesso la serie intitolata “Four Goes Nuclear series” di cui fa parte il documentario “Atomic: Living in Dread and Promise” del regista Mark Cousins.
La forza immaginifica di quelle proiezioni originali, montate come se fossero il racconto della genesi dell'universo, viene sostenuta dallo score curato dai Mogwai. Che gli scozzesi non siano nuovi ad esperimenti di questo genere ne è prova il fatto che in passato abbiano scritto la colonna sonora della serie televisiva “Les Revenants” e, prima ancora, di quella del docufilm “Zidane: A 21st Century Portrait”, da cui emerge una naturale propensione cinematica. I brani scritti e pensati per accompagnare le immagini del documentario di Cousins confluiscono oggi in forma rielaborata in “Atomic”, che, pur mantenendo il profilo concettuale dell'operazione, possiede un respiro proprio, svincolato dalla pellicola.
Diciamo subito senza mezzi termini che si tratta di un album magnifico perché la band di Stuart Braithwaite calibra come non mai la potenza, alternandola sapientemente a consueti momenti di toccante intimismo e coniugando gli stilemi tipici del post rock con una scrittura estremamente ispirata. La novità è che il suono raggiunge la propria densità passando attraverso l'utilizzo dei synth ed una maggiore presenza dell'elettronica, mentre le chitarre arretrano mettendosi al servizio dell'intensità complessiva dei brani. L'iniziale Either ha una bellezza che fa accelerare i battiti cardiaci con il suo ciclo di quiete e detonazione, mentre la successiva Scram vive di oscure pulsazioni Massive Attack.
Si rimane stupefatti di fronte alla magniloquenza di Bitterness Centrifuge, così come dinanzi agli eccelsi livelli di epicità nel ritratto doom prog di Pripyat, ispirata alla città evacuata dopo il disastro di Chernobyl. Little Boy è uno dei brani in cui vi è tutta l'attitudine Mogwai, così come Are You A Dancer? che non avrebbe sfigurato nella tracklist di “Mogwai Young Team”. Dopo i bagliori elettrici di Tzar, il cerchio si chiude con Fat Man il cui minimalismo è attraversato da spazi vuoti che si saturano fino ad esplodere. Così come per gli Explosions in the Sky con il recente “The Wilderness”, anche per i Mogwai con Atomic è arrivato il tempo di portare a compimento una mutazione che è l'unica strada possibile per diventare se stessi, rimanendo fedeli a quella linea tracciata nell'esordio del 1997. Di una cosa siamo certi: Atomic è annoverabile tra gli album più significativi di quest'anno.
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