JD Zazie Memory Loss
[Uscita: 01/05/2020]
I linguaggi formano la nostra coscienza. Non ci si può quindi stupire se la società della simultaneità che si è andata delineando negli ultimi decenni, così come l'accelerazione globalizzata della comunicazione, abbiano messo in crisi rispettivamente: in musica, il sistema tonale; nelle arti, la figurazione e nel linguaggio verbale la speculazione filosofica, la domanda di senso esistenziale. Tra antistoricismo e costruttivismo si è lavorato per annientare la nostra memoria, la conoscenza tramandata, l'interrogativo morale. Non è solo che la parola ha perso la sua cosalità, il nesso intrinseco con le cose, per veicolare idee nuove e creative. Il senso è stato perso a causa di tutti i simulacri mediatici buttati avanti alla rinfusa, verbosità volante per mascherare la debacle concettuale. L'inespresso non rincorre più la magia dell'inatteso, il silenzio non custodisce la mistica dell'ascolto interiore. Le armonie si sgretolano in una afasia di ammutolimento e si sedimentano nella risacca dell'omologante e passivante. JD Zazie, nel suo "Memory Loss" cerca di perturbare il medium comunicante non tanto per abbattere la comunicazione ma sillogismi e ideologismi che la rendono vacua. La sua ricerca parte da un recupero personalistico di scorie audio (field recordings e suoni corrotti) riassemblate in consolle attraverso collage e improvvisazione radicale con metodologie stratificate e combinate. Il nuovo di questa artista sonora consiste proprio nel generare condivisione, riannodare il significante. Nulla di più difficile nell'era dell'incomunicabile e della morte dell'espressione. Nulla di più difficile in una musica sperimentale che nel disperato tentativo di generare un inaudito ha finito in molti casi per amplificare la straniazione. Quindi una doppia lode. I quattro movimenti elaborati ci raccontano una lotta di riappropriazione che passa da un rifiuto totale, da una parcellizzazione quasi perversa. Non siamo più nei tentativi delle vecchie avanguardie musicali che, con passaggi confusi, tentavano di nutrirsi di scarti o di esibire l'atroce. Ci viene presentato un quadro nero, uno spettro in grado di assorbire il flusso di coscienza di chi vi si riflette, restituendo esattamente la propria nudità e la declinazione emozionale della lettura data. Ci viene chiesto uno sforzo per rimettere in moto una creatività costruttiva e non fine a se stessa. Da Dronicoionico a Risacca i suoni perdono man mano la loro riconoscibilità, si sfilacciano, si frammentano suscitando un profondo senso di smarrimento se non anche di angoscia. Si viene trascinati in un luogo di ombre cupe che pretendono una forma di reazione. Da Fratte a B12/B1 si entra in una nuova forma di interazione con il gioco continuo di interferenze e volubilità dell'ambiente uditivo, costringendoci a una giustapposizione, a una non passività nel rimando azione reazione. Ecco che allora si viene a stabilire per forza di cose una tipologia mediatica del tutto nuova, un invito a riannodare i fili malgrado la condizione distopica. I pattern si allentano, le trame si dilatano e nella vacuità si può proiettare qualcosa di nostro, perfino una poetica della rivolta. Una ulteriore indagine che il collettivo Burp, con la sua solita lungimiranza, continua a portare avanti nelle uniche traiettorie possibili della ricerca musicale contemporanea, dimostrando che il collage astratto ha ancora molto da dire. Staremo a vedere cosa proporrà ancora di interessante in questa serie inaugurata proprio da questo valido lavoro e intitolata Carapax.
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