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12 Luglio 2018 , ,

Melody's Echo Chamber BON VOYAGE

2018 - Domino Records
[Uscita: 15/06/2018]

Francia

 

Dopo il debutto solista del 2012 prodotto da Kevin Parker dei Tame Impala, musicista con il quale allora intratteneva una relazione sentimentale, la multistrumentista e cantante francese Melody Prochet torna con un album registrato in Svezia e prodotto da Fredrik Swahn (The Amazing) e Reine Fisk (Dungen), i quali hanno contribuito a colorire ulteriormente il dream pop di Melody con influenze diverse accentuando il lato psichedlico e sperimentale delle sue deliziose 'canzoncine' che ci riportano ai fasti di band fantastiche come gli Stereolab o i Broadcast. Sette brani e poco più di mezzora di musica, ma "Bon Voyage" è un disco di grande ricchezza e intelligenza, nulla vi è di scontato, che si tratti di una sognante canzone d'amore, di uno scatenato beat, di un folk psichedelico, tutto viene sconvolto e reso sorprendente da arrangiamenti fantasiosi che mescolano con sapienza strumenti, ritmi, sonorità in una continua deviazione dal tracciato iniziale, tanto che appena ci sembra di aver colto una melodia, una direzione ecco che un cambio improvviso di ritmo, l'arrivo inatteso di un nuovo strumento, una distorsione che deflagra inattesa ci conducono su un binario sconosciuto. "Bon Voyage" richede un ascolto attento e forse non facile, ma che si rivelerà prezioso e ricco di immaginifico potere.

 

La voce di Melody si inserisce nella deliziosa e ammaliante tradizione delle cantanti francesi eterne adolescenti, dalla Hardy alla Birkin, e con intatto fascino ci seduce in queste sette tracce nelle quali al francese alterna brani in inglese e svedese. Perchè nel disco nulla è come sembra, le canzoni non hanno un loro centro, ma cambiano continuamente prospettiva e sonorità, una dolce e zuccherosa, ma mai sdolcinata, melodia può essere interrotta da un urlo grottesco o spezzata da ritmi sincopati e sghembi, una chitarra fuzz inciampa nelle volute degli archi, irrompe un basso per disegnare  linee funk,  beat e voci campionati implodono a rompere schemi e quiete di questo affascinante e turbolento viaggio fra le pieghe avvolgenti del miglior pop psichedelico. Citiamo come esempio Cross My Hearth, inizia come fosse un brano Stereolab, ma subito esplode una confusione rumorista, un flauto innesca melodie folk e una bossa nova alla Os Mutantes ci perde in psichedeliche visioni, sette minuti di famtastica immersione in un caleidoscopio dove folk, pop e rock si inseguono e si accavallano in un turbinio affascinante di suoni e colori. E non sono da meno le altre tracce, dalla dolce e brutale Desert Horse al pop disturbato e scuro di Breathe In, Breathe Out, alla bellissima Quand les Larmes d'un Ange Font Danser la Neige che si dipana fra assoli di chitarra elettrica, lancinanti suoni elettronici e un drumming esplosivo di Johan Holmegard. Se amate il pop più sghembo e sperimentale, le atmosfere lisergiche e la sensualità fiabesca di una bella voce voce femminile e nella musica non cercate certezze, ma avventure soniche, Melody Prochet è quello che fa per voi. 

 

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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