Gonjasufi MANDELA EFFECT
[Uscita: 10/03/2017]
Stati Uniti
Sorta di santone hippy che gioca con l’elettronica, Gonjasufi esordì nel 2010 con "A Sufi And A Killer”. Più che il disco, che si rivelò molto buono, suscitò una certa curiosità il personaggio, questo Sumach Valentine aka Gonjasufi, un guru Yoga, filosofo, ex-rapper votato al misticismo che abitava (e abita tuttora) nel deserto del Nevada, come uno sciamano d'altri tempi. Ogni volta che si affronta un suo nuovo disco, viene il sospetto che qualcosa non vada bene nei collegamenti dell’impianto stereo, dove sembra che le casse o Spotify abbiano improvvisamente dato i numeri. Così era stato anche per il successivo “Callus”, ricco di traiettorie di hip pop, noise, elettronica e dub già ascoltate al suo esordio. Si rivelò però più dark e intimista rispetto all’esordio come se questo eremita cencioso ci volesse mostrare il suo lato più malinconico. “Callus” non avrebbe sfigurato tra il repertorio degli esponenti dello stile illbient di Dj Spooky e Dj Olive e presentava caratteristiche più da meditazioni metropolitane che da ampi e suggestivi panorami desertici.
“Mandela Effect” non è un nuovo Lp, ma un remix di gran parte del materiale di “Callus”. Contiene brani remixati da artisti che hanno parecchio in comune con Gonjasufi, offrendo i loro servizi per re-inventare un lavoro già di per sé molto complesso da interpretare. Il risultato di “Mandela Effect” è un remix meno ostico del previsto. Anzi, alcuni pezzi come Your Marker con la presenza della cantante Anne Wise o la The Conspiracy di Santino Romeri, che viene rivista in una sorta di ballatona low fi dub, portando spunti quasi pop al materiale dell’artista californiano. Gli Shabazz Palaces rivedono Afrikan Spaceship, uno dei brani più spigolosi di “Callus” e decisamente un'operazione tra le più riuscite del disco, con l’inserimento di sgasate e accelerazioni di motori di F1, riverberi e voci filtrate che lo trasformano in un qualcosa tra hip pop e suoni sci-fi. Maniac Depressiant viene dilatato e rivisto da Perera Elsewhere mentre When I Die di Imd è stavolto in versione new-wave stile Joy Division. In “Mandela Effect” troviamo cose nuove come la collaborazione con il leggendario afro-drummer Tony Allen in Etherwave o la cover di Show di Beth Gibbons dei Portishead, delicatissima e struggente cantata da Sumach Valentine per uno dei punti più alti del disco.
Commenti →