Thou MAGUS
[Uscita: 31/08/2018]
Stati Uniti
“Magus” dei Thou è un collante vischioso di umori contrastanti. La band della Louisiana che esordiva nel lontano 2007 con “Tyrant”, declina uno sludge che continua ancora oggi a mescolare la rabbia cieca al dolore, entrambi immersi in un flusso liquido di coscienza a cui si abbeverano i demoni delle anime più nere. Il nuovo album giunge alla fine di una pausa di quattro anni durante i quali i ragazzi di Baton Rouge hanno voluto assecondare le proprie spinte sperimentali sui solchi di tre EP editi su tre differenti labels (Raw Sugar, Deathwish Inc. e Community Records). L’ascolto di “Magus”, pubblicato questa volta sotto l’egida della Sacred Bones Records, restituisce la percezione dello scontro di due forze antagoniste: una pervasa dall’istinto di sopravvivenza, l’altra accarezzata dalla tentazione di abbandonarsi al deliquio dell’agonia. Musicalmente gli undici brani strutturano il proprio sviluppo su un’ossatura tipicamente hardcore per attitudine ma su cui si calcificano moduli emocore avvolti in soffocanti spire doom che conferiscono dinamica.
Facile ritrovare i segni criptici della collaborazione con i sodali The Body da cui i Thou recepiscono i connotati deformi di una drammaticità sepolta sotto tonnellate di watt. Gli oltre dieci minuti dell’opener Inward rappresentano la sintesi di quello che oggi i Thou sono diventati, una combinazione di estremismo e pathos uniti per generare un senso di ineluttabile fine del tempo presente e della inaugurazione di un’era di alienante perdizione. Trascending Dualities è un sabba ieratico, straziante nel suo nucleo di sofferenza, mentre il riff della successiva The Changeling Prince - nel cui video fanno la loro comparsa anche i The Body - ha i geni dell’emocore e dello screamo, riuscendo a raggiungere ottimi livelli di intensità. Dopo Sovereign Self, un altro monolite vampiresco di oltre dieci minuti, arrivano i battiti funerei di In The Kingdom of Meaning, con la voce di Bryan Funck che urla sfiatata tutta la propria dannazione eterna. Si avverte chiaramente un gran lavoro sui riff, sulla scrittura dei pezzi, articolati e spinti da una sottotraccia melodica, oltreché sulla produzione del suono delle chitarre, soprattutto nelle fasi di raddoppio (si prenda ad esempio Elimination Rhetoric). “Magus” è un disco che si colloca al limite di quel sottile crinale che separa il caos dall’armonia ed i Thou sanno fermarsi un passo prima che tutto imploda. I fiori del male liberano ancora spore nell’aria.
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