Sumac LOVE IN SHADOW
[Uscita: 21/09/2018]
Stati Uniti
L’amore è un fluido che corrode i plessi oscuri dell’anima, squarcia i tessuti come fosse l’aculeo di un gioco malato fuoriuscito dall’immaginazione di De Sade. Eppure, è questa componente tossica che concorre a definire l’armonia delle forme del più indefinibile dei sentimenti umani. Dopo l’esordio di “The Deal” ed il granitico “What One Becomes”, Aaron Turner, Nick Yacyshyn e Brian Cook proseguono nel loro percorso di definizione del concetto stesso di heavyness con “Love in Shadow”. L’album ruota attorno al concetto di amore, ritratto nella sua intrinseca forza di gravità schiacciante che attrae e disumanizza, svuota il corpo da ogni energia per gettarne l’involucro in un vuoto di senso. Ciò spiega il nuovo livello di drammaticità raggiunto nello sviluppo dei brani, annodati in moduli di avanguardia e di improvvisazione, in cui si ritrovano i sedimenti della recente collaborazione della band con il japan noiser Keiji Haino in “American Dollar Bill...”.
Anche per quest’ultimo album i Sumac si sono affidati alla produzione di Kurt Ballou (Converge) che si è occupato di registrare le sessioni, durate appena cinque giorni, ai Robert Lang Studios di Washington. Ciò che ne esce fuori è un costrutto sonico ripartito in quattro episodi ripresi senza alcuna sovraincisione, dalla resa marmorea nello spessore e dai bordi affilati come una lama chirurgica. A differenza di “What One Becomes” oggi i Sumac puntano ancora di più su un profilo emotivo connotato dall’intensità e dal pathos, senza abiurare alla loro cifra sostanziale. Il dolore è la chiave di comprensione di tutto l’album, basti ascoltare le urla belluine scagliate contro il cielo nel finale del lungo opener The Task, dalla valenza quasi religiosa. La potenza assoluta di Attis’ Blade è un vero e proprio tumulto guerresco che si modifica rilasciando scaglie di noise cosmico lungo la sua inesorabile marcia di devastazione. Turner, Yacyshyn e Cook si fondono alla perfezione in un gioco di incastri ritmici che lascia senza fiato, come nei blast beat di Arcing Silver. La suite di Ectasy of Unbecoming inizia con il respiro disturbante dei meccanismi di una fucina metallurgica per poi tramutarsi in una sorta di blues deforme; ma la perfezione è racchiusa negli ultimi minuti dell’album in cui si condensa tutta la furia cieca dell’annientamento apocalittico. Con “Love in Shadow” i Sumac ci gridano che il presente dell’amore si colloca in un ipotetico futuro distopico i cui effetti si manifestano in forma di cicatrici. Il metal non è mai stato così vitale.
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