Giacomo Zanus KORA
[Uscita: 28/06/2021]
Il cerchio racchiude una superficie, escludendo da sé tutto il resto, in una delimitazione dello spazio che lascia fuori le cose che non servono. E così il cerchio vive di una propria geometria di egoismo, nella misura in cui tende a difendersi dal caos esterno facendosi bastare la porzione chiusa dentro il proprio perimetro. Kora è un termine del buddismo tibetano che indica la cosiddetta “circumambulazione”, ovvero il movimento circolare compiuto attorno ad un sito religioso durante le tappe di un pellegrinaggio che assume il significato di una appropriazione. KORA è il progetto del chitarrista Giacomo Zanus che dà anche il titolo all’album che vede la partecipazione di Giorgio Pacorig (piano, rhodes, harmonium) Mattia Magatelli (contrabbasso) e Marco D’Orlando (batteria e glockenspiel). La musica di KORA è una sorta di bozzolo emotivo all’interno del quale si mescola un flusso di sostanza spirituale, come se si trattasse di una placenta al cui interno si matura una rielaborazione di tutti i ricordi del mondo. Colpisce sin da subito la profondità della scrittura e l’interplay dei musicisti che si muovono su un crinale sottilissimo definito da quei dettagli che emergono dalle sospensioni, dalle simboliche cesure del respiro che magnificano lo stupore. Zanus modella le proprie esperienze filtrandole con la sensibilità di musicista colto che affronta la materia del jazz e della sperimentazione con l’attitudine della scoperta e dell’incontro. L’iniziale Every Little Gift Has A Little Secret ha un mood immersivo che ricorda la notturna malinconia degli Spain di Josh Haden, così come la frontiera custodita nell’Americana di Bill Frisell. Something Lost, Something Gained ha una intensità che si avvicina alla sensibilità di Pat Metheny e del suo modo di definire la distanza da ciò che ci manca, la successiva Let Kindness Lift Your Soul ha una circolarità screziata da comete in reverse e da delicati aromi cameristici che si dissolvono per poi ricomporsi. Charmolypi/Mystikòs è un viaggio nella tenerezza di una notte desertica, con la luna a trasfigurare i contorni delle cose, mentre The Dream Not Yet Dreamed è un flusso magnetico che lambisce territori che potremmo definire post rock, in direzione delle lande morriconiane già battute dai primi Godspeed You! Black Emperor. Dopo le destrutturazioni di E Tu, Che Cosa Cerchi? (ottima la tessitura microritmica di Mattia Magatelli e Marco D'Orlando) ed il suo spirito di atonalità noir, troviamo la toccante chiusura affidata al mellotron di Postludium che irradia rifrazioni cosmiche alla Radiohead e da cui si diparte un turbinio emotivo di rara intensità. KORA è un disco che vive di una bellezza volutamente sommessa, da cercare nello sfavillio delle cose preziose ma nascoste e a cui è impossibile rinunciare, una volta trovata.
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