Paolo Spaccamonti Ifigenia / Oreste
[Uscita: 11/10/2024]
La tragedia greca da sempre custodisce i codici di un universo sotterraneo, le infinite dinamiche derivanti da ogni scelta sospesa tra conseguenze della responsabilità e rivendicazione della propria libertà. In uno spazio creato appositamente all'interno del Teatro Stabile di Torino, il regista Valerio Binasco ha messo in scena Ifigenia e Oreste di Euripide per cui Paolo Spaccamonti ha scritto le musiche. Il compositore torinese è da sempre interessato al suono in quanto vera e propria rivendicazione esistenziale definita da un perimetro di echi e cesure, nonché da flussi di materia armonica continuamente scomposta. Spaccamonti pensa alla propria musica come fosse un fondale invisibile su cui si proiettano immagini create dalla materia sognante dell'inconscio; l'uso del delay e dei riverberi applicati alla chitarra descrivono la poetica di una personale geometria che comprende forme ed ombre cangianti catturate in fotogrammi che pullulano di esistenze in transito verso nuove trasformazioni. Basti ascoltare le profondità emotive della colonna sonora scritta per il film “I Cormorani” di Fabio Bobbio o la sonorizzazione de “La Bambola Di Carne” di Ernst Lubitsch, entrambe con Ramon Moro. Il nuovo “Ifigenia / Oreste” esce per Die Schachtel Records ed è il settimo volume della Decay Music, collana dalla forte vocazione sperimentale. Le dieci tracce dell'album, divise equamente tra il lato dedicato ad “Ifigenia” e quello ad “Oreste”, sono attraversate da un senso di latente drammaticità mai opprimente, quanto piuttosto ineluttabile. Sembra di assistere alla narrazione del cupio dissolvi di un mondo intero, con le sue regole e con i valori che creavano apparentemente una incorruttibile idea di raggiunta civiltà. Impressiona il livello di contemporaneità dell'album, il suo sintonizzarsi con le frequenze decadenti del nostro presente, con la perdita di consapevolezza e di empatia. Ascoltato ad occhi chiusi la nuova musica di Spaccamonti porta verso luoghi raggiunti da un disastro di umanità schiantata contro le alture rocciose del libero arbitrio, confondendo i contorni della vita e della morte. Ecco allora che in “Ifigenia” convivono le rarefazioni eteree dell'opener Ermione e della successiva Elena con il cuore di tenebra di Tindaro o i glitch di Nuovo Sposo. Le saturazioni in dissolvenza di Uccidere Elena alzano il sipario di “Oreste” prima di essere disturbate dai clangori metallici della successiva Amata Luce Addio. Pilade ha un corpo definito dalle modulazioni del tape delay, spore lasciate libere come creature provenienti da un'altra dimensione, mentre Niente Di Sacro è un flusso ambient di impronta Fripp/Eno. In chiusura Pugnali è toccante requiem in reverse, forse per città destinate lentamente ad essere sommerse da una marea barbarica. “Ifigenia / Oreste” è un lavoro di resistenza culturale da custodire perché spalanca le porte alla percezione delle sfumature e si oppone fieramente all'appiattimento dominante.
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