The Magpie Salute HIGH WATER I
[Uscita: 10/08/2018]
Stati Uniti
Vengono un po’ i brividi a ripensarci. Quel periodo tra la fine degli anni ‘80 e il decennio che stava nascendo fu probabilmente l’ultimo davvero significativo per il rock, genere che avrebbe continuato a perpetuarsi, ma svincolato da scene e movimenti che ne attribuissero una precisa fisionomia temporale. L’epopea del grunge, in parallelo con quella del brit pop dall’altra parte dell’Oceano, rappresentava una boccata d’aria fresca dopo i lustrini, la “plastic music” e l’affermazione di popstar spesso lontane dal verbo rock: negli States si era alla ricerca di un suono che, dopo il sixties revival del decennio precedente, recuperasse la classicità degli anni ‘70, come accadeva a Seattle, dove aggiornavano la lezione dell’hard di Deep Purple e Led Zeppelin, o come facevano The Jayhawks (da Minneapolis, più legati al country-rock, ai suoni di The Band) e The Black Crowes (con quegli accenti rock-blues che richiamavano Allman Bros., il soul sudista e i Rolling Stones) che frullavano queste influenze in dischi dal suono contemporaneo ed esaltanti. I georgiani, soprattutto, capitanati dai fratelli Robinson, sembravano avere le caratteristiche ideali del gruppo di successo e, infatti, ne ottennero discretamente con un filotto di tre album consecutivi di alta qualità, mantenuta nel tempo e foriera di soddisfazioni (avrebbero in seguito condiviso il palco persino con Jimmy Page). Storia di gruppo a fasi alterne, però, vista la litigiosità dei fratelli (come da classico copione rock and roll).
Oggi Rich Robinson (nella foto giù a destra), chitarrista nei Black Crowes, ha finalmente trovato un equilibrio con questa entità chiamata The Magpie Salute (foto a fianco), dopo una serie di prove meno convincenti rispetto a quelle del fratello. Ma se Chris ha premuto coi suoi Brotherhood l’acceleratore sul fronte della psichedelica, Rich e compagni (gli ex Corvi Neri Marc Ford, chitarra, e Sven Pipien al basso, coadiuvati dal tastierista Matt Slocum e Joe Magistro dietro ai tamburi, John Hogg lead vocal), dopo “The Magpie Salute-Live” dello scorso anno, composto da cover, antico repertorio e un unico brano nuovo, si cimentano con canzoni inedite e realizzano questo “High Water I” (il secondo capitolo uscirà nella prima metà del prossimo anno), un disco dal suono compatto, privo di inutili fronzoli, anche se ricco di concise digressioni strumentali di stampo southern: chitarre ruggenti, ma alla bisogna liriche, pianoforte e organo discreti ma presenti, basso e batteria a dettare il tempo, il tutto a servizio di canzoni abbastanza ispirate da risultare convincenti, siano esse più incisive (Mary The Gypsy, Send Me An Omen, l’alternanza di oasi acustiche e vampate elettriche in For The Wind) o più rilassate (Color Blind, la psichedelica e zeppeliniana-plantiana Open Up, gli esperimenti “pop” Sister Moon e Walk On Water), o indugino altrimenti su cadenze blues (l’allmaniana Take It All, l’acustica Hand In Hand), financo country (You Found Me). Se apprezzavate i Black Crowes questo disco fa per voi, ma il rimpianto per non poter rivedere assieme la vecchia formazione non si può evitare: noi abbiamo appena rimesso sul piatto “The Southern Harmony And Musical Companion”...
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