Hugo Race GEMINI 4
[Uscita: 24/01/2019]
Australia
Che il prode artista australiano Hugo Race fosse uno spirito eclettico lo si sapeva già: i suoi innumerevoli progetti sonori, True Spirit, Dirtmusic, Fatalists, ne sono palese testimonianza. Tuttavia, Hugo qui ci strabilia. Messo in un angolo, temporaneamente, il suo classico repertorio, un blues randagio tuffato in toni vocali alla soda caustica, che tanti meritati allori da parte della critica gli ha fatto pervenire (non ultimo quel grande lavoro che è “John Lee Hooker’s World Today), il Nostro si avventura in un viaggio cosmico di siderale gittata. Il progetto “Gemini 4” pare essere sortito dalla mente ultramondana di un Kubrick, una sorta di colonna sonora di un viaggio nello spazio per soli alieni. Elettronica di schietta concezione seventies, con loop di suggestiva impronta teutonica. Il progetto Gemini 4 rimanda a suggestioni pertinenti alla N.A.S.A., in quel programma di avvicinamento alla conquista della luna che si sostanzierà pochi anni dopo. Ed è intessuta di sensazioni lunari la musica elettronica che qui germina, puro effluvio strumentale privato della caratteristica voce di Hugo.
I “gemelli” altri non sono che, oltre allo stesso ‘musicista-cosmonauta’ Race, il valoroso chitarrista Michelangelo Russo, la brava tastierista Julitha Ryan, e il fido percussionista e manipolatore di suoni Andrew “Idge” Hehir. Le sonorità dell’album si articolano in undici frammenti di pura e concettuale elettronica, già a partire da Unicorn, classica declinazione strumentale di un’escursione fra le costellazioni, e proseguendo per i nastri trasportatori traslucidi di Aspartame, nella quale il ritmo sincopato delle percussioni assume la configurazione sintetica di un battito cardiaco, prima che le tastiere irrompano a dare parvenza di melodia spezzata al tessuto del brano. Procedendo di frammento in frammento, la via degli astri che il suono delinea nitidamente si costella di ulteriori tracce significative, tra le altre: Blueboy, dall’avvincente trama cosmica contrassegnata dalle tastiere; Ephemera, dall’atmosfera ambient ricca di spunti evocativi; la lunga cavalcata interplanetaria di Mercury Rising dedicata a popolazioni aliene in costante migrazione nel cosmo; Twins, dal taglio sperimentale spiccato punteggiato da sonorità in liquida modulazione; Pop Nostromo, in cui le percussioni elettroniche paiono irrompere da ologrammatiche sorgenti spaziali; la conclusiva Rosebud in cui gli echi di una conflagrazione siderale rimandano nel cieco buio universale le loro rose sonore ebbre di smarrimento. Un album intrigante.
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