Steve Gunn EYES ON THE LINES
[Uscita: 03/06/2016]
Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Ci sono dei musicisti che sembrano toccati dalla grazia, che hanno fatto un patto con la musa Euterpe (colei che rallegra) e ci incantano tutte le volte che li ascoltiamo, perché sempre nella loro musica c'è un quid, difficile da spiegare con le parole, che la rende speciale. Bastano poche note per evocare un mondo, una storia, mille emozioni e sensazioni. Steve Gunn è certamente uno di questi musicisti, in dieci anni di attività ha sfornato una lunga serie di dischi, sia da solo che in collaborazione con altri artisti, non sbagliando praticamente un colpo e prestando la sua eccezionale tecnica chitarristica a stili e progetti diversi.
L'anno scorso si era cimentato con due progetti tanto ambiziosi quanto magistralmente portati a termine, il primo, “Cantos de Lisboa”, inciso insieme a Mike Cooper si confrontava con le tradizioni lusitane, il secondo, “Seasonal Hire”, insieme ai Black Twig Pickers rileggeva la musica appalachiana. Invece per questo suo debutto su Matador Records Gunn si propone al meglio come cantante e autore mettendosi alla guida di un nutrito numero di musicisti che lo accompagnano, una vera e propria rock band.
Un disco che se dovessimo definire in poche parole potremmo dire figlio dei Grateful Dead dei due grandi album “Workingman' s Dead” e “American Beauty”, che rileggevano in chiave personale e psichedelica le radici della musica americana. Naturalmente nella rilettura di Steve Gunn ci si potranno trovare anche i Byrds e Neil Young, Gram Parsons e Michael Chapman, fra l'altro presente come attore nel video di Ancient Jules. Ma soprattutto ci troviamo davanti a otto canzoni che sono piccoli gioielli di perfezione e di incanto; Steve Gunn non è solo quello straordinario chitarrista che abbiamo imparato a conoscere, ma il suo vocalismo è diventato più maturo e convincente, evocativo e caldo, e possiamo tranquillamente dire che è diventato un ottimo scrittore di canzoni e creatore di melodie e armonie coinvolgenti e affascinanti.
Le sue sono canzoni costruite sul vagare e divagare coi pensieri, sul guardarsi attorno e sul riflettere; da autentico flaneur non ha fretta ma si sofferma, per godere dell'otium, «take your time, ease up, look around, and waste the day», canta nella già citata Ancient Jules. L'influenza dei raga nel suo stile rafforza il carattere contemplativo e meditativo dei brani, come nell'ipnotica e circolare Conditions Wild. Unico neo l'incomprensibile bruttezza della copertina, ma ampiamente compensata dalla qualità della musica.
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