Jean-Michel Jarre ELECTRONICA 1: THE TIME MACHINE
[Uscita: 16/10/2015]
Francia #consigliatodadistorsioni
Avevamo lasciato Jean-Michel Jarre nel 2007 con l’inutile rifacimento di “Oxygene”, l’album che nel 1976 decretò il suo successo artistico e che favorì (insieme a Kraftwerk e pochi altri) lo sdoganamento del synthpop a livello mainstream. Jarre da oltre due decenni ormai operava in una sorta di limbo autistico, realizzando dischi e concerti esclusivamente per se stesso e il suo (nutrito) pubblico e trovandosi totalmente scollato dalle realtà musicali che nel frattempo erano emerse.
Dopo otto anni di fermo biologico torna sulle scene e lo fa in grande stile con "Electronica 1: The Time Machine", riappacificandosi con il resto del mondo musicale circostante e realizzando il primo di due album di collaborazioni con artisti che hanno scritto la storia della musica elettronica in ambito pop(ular): ben sedici brani a doppia firma che hanno il merito di riportare il compositore francese all’attenzione della critica e di un pubblico più vasto.
Gli artisti coinvolti appartengono a diverse ere geologiche del pop e del rock elettronico a partire da quei nomi che, come Jarre, iniziarono a metà anni ’60 per poi sviluppare il proprio sound negli anni ’70: Edgar Froese dei Tangerine Dream (in Zero Gravity, senza ombra di dubbio la traccia più bella dell’album, realizzata anche con l’aiuto di Ulrich Schnauss dei TD), Pete Townshend degli Who (nell’accattivante pezzo electro rock cantato Travelator) che nel 1971 ebbe il merito di inserire uno dei primi sintetizzatori ARP nell’album rock “Who’s Next”, John Carpenter (nella cinematica A Question Of Blood, che sembra una colonna sonora tratta da qualche suo film).
Come protagonisti degli anni ’80, che affondano le proprie radici nei ’70, troviamo Laurie Anderson (in Rely On Me, brano mid-tempo che racconta una storia d’amore tra un essere umano e uno smartphone, la cui voce è interpretata magistralmente dallo spoken-word inconfondibile della Anderson) e Vince Clarke degli Erasure/Yazoo (in Automatic, divisa in due parti, una più ambient-cosmica, l’altra più dance/synth-pop).
Di tutto prestigio sono anche gli artisti anni ’90 coinvolti: Robert Del Naja (alias 3D) porta l’inconfondibile sound dei suoi Massive Attack in Watching You, Moby canta nel suo classico stile in Suns Have Gone, mentre i francesi Air realizzano una traccia (Close Your Eyes) con influenze alla Badalamenti di Twin Peaks, composta con tecnologie utilizzate negli anni ‘60 da Pierre Schaeffer, mescolate con i suoni del primo Moog messo in commercio nei ‘70, del primo campionatore anni ’80 (il Fairlight) e dei moderni plug-in, in una sorta di viaggio del tempo nella storia degli strumenti elettronici.
Anche gli artisti di spicco del decennio scorso qui coinvolti provengono dai generi più disparati: il virtuoso pianista classico cinese Lang Lang (in The Train And The River, che sembra una nuova versione di Oxygene Part 2 in cui Jarre ai synth/sequencer e Lang Lang al piano ci regalano un capolavoro di musica ambient-trance con influenze cosmiche), il francese Anthony Gonzales (nell’anthemica Glory, in cui le influenze, soprattutto vocali, dei suoi M83 sono evidentissime), il producer olandese Armin Van Buuren (in Stardust, traccia ballabile in stile trance su cui Jarre sovrappone i suoi classici riff), Alexander Ridha alias Boys Noize (in The Time Machine, vorticosa traccia trance che apre in grande stile il disco) e il duo bristoliano Fuck Buttons (in Immortals, brano cinematico in cui le chitarre distortissime e riverberatissime e gli accattivanti “groove” ritmici mid-tempo del duo si sposano perfettamente alle cavalcate al sequencer di Jarre).
Gli artisti più giovani qui coinvolti sono Victoria Hesket (ex-cantante dei Dead Disco e oggi attiva come Little Boots) che con l’electro teen pop di If…! ci riserva l’episodio meno interessante dell’intero album e il francese Mike Levy, meglio conosciuto come Gesaffelstein (in Conquistador, la traccia più oscura del disco, caratterizzata da una malsana atmosfera gotica, suoni minimali e ritmiche slow-tempo).
Jarre in questo suo Electronica 1 riesce bene nell’intento di trasferire in musica un diario di viaggio attraverso le varie ere e i vari stili della musica elettronica di area popular (coinvolgendo artisti che direttamente hanno contribuito ad innovarla nelle varie epoche), senza che il risultato finale suoni come una compilation. In attesa dell’uscita del secondo volume, procuratevi assolutamente questo capolavoro!
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