Gianni Venturi & Lucien Moreau IL VANGELO DI MOLOCH
[Uscita: 30/05/2018]
Ossessivi loop e tormentate declamazioni. Diagonali elettroniche che incrociano oscure filosofie nel bel mezzo di inquietanti fotogrammi contemporanei; la debordante volontà di comunicare aldilà dell'assordante silenzio di un deprecabile misticismo capitalistico. A due anni di distanza dal concept d'esordio le suggestive sonorità di Lucien Moreau tornano a prendere per mano l'enfatica recitazione di Gianni Venturi per dare vita al secondo atto del progetto Moloch. Espressione libera, voce fuori dal coro “Il Vangelo di Moloch” custodisce tra gli orditi della propria essenza poetica la stridula condanna ad una società malinconicamente soggiogata ai falsi miti del consumismo e alle religioni dell'oggetto.
Accompagnata dal surreale artwork di copertina di Moreau e supportata dalla complicità della sperimentatrice vocale di Debora Longini e del talentuoso sassofonista 'trasversale' Emiliano Vernizzi (Pericopes, Blue Moka e Izzy & the Catastrophics) la rappresentazione di questo ardimentoso vangelo va in scena lambendo i pensieri e le visioni anticonvenzionali dell'eclettico connubio. Complesse elucubrazioni, sofferenza latente, idiomi moderni e antichi, disturbate introspezioni; ottanta minuti di spontanea espressione artistica, di sperimentazione estrema dalla difficile collocazione stilistica in una sorta di mixture tra avant-prog e elettro-experimental.
Un'opera di non immediata metabolizzazione da assimilare passo dopo passo lungo il suo eterogeneo e anarchico incedere dai connotati cinematografici; in tutto quattordici movimenti (più la coda di due ghost-tracks in collaborazione con la poetessa Ilaria Boffa) all'interno dei quali meritano una particolare attenzione passaggi come Ho paura di te, Tutti i sentimenti lenti, Selfie ergo sum, Il giardino dell'anima e l'omaggio alla poesia beat di Bukowski Dinosauria. Frutto dell'ambiziosa (nonché dotta) genialità di un atipico quanto affiatato binomio artistico, "Il Vangelo di Moloch" apre uno squarcio nell'inesorabile quotidianità e attraverso il suo allucinato messaggio ci conduce alla riscoperta dell'animo, verso la rinascita di una coscienza assopita. Affinché la luce alla fine del tunnel non sia l'inizio di un nuovo tunnel.
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