Arturo Stàlteri IN SETE ALTERE. Arturo Stàlteri Suona Battiato
[Uscita: 22/09/2014]
# Consigliato da Distorsioni
Arturo Stàlteri, cui abbiamo dedicato in Distorsioni un’ampia e meritata retrospettiva, è un pianista e compositore di raffinatissimo tratto artistico. Come non rammentare i suoi esordi, giovanissimo, nell’ambito del progressive italiano degli anni Settanta, con i seminali Pierrot Lunaire? Le sue produzioni di altissimo livello come solista, con dischi che spaziano da proprie e preziose composizioni a reinterpretazioni - meglio sarebbe dire reinvenzioni - sempre pregnanti e peculiari di autentici capisaldi della musica contemporanea quali Brian Eno o Philip Glass, lo qualificano come uno dei maggiori musicisti italiani ed europei della nostra epoca. La conferma ulteriore, ove ve ne fosse bisogno, giunge con questo album di brani del grande Franco Battiato, “In Sete Altere”, estrapolati dal vasto e variegato repertorio del compositore etneo, sia tra quelli più datati e sperimentali sia più recenti, rielaborati da Arturo in chiave personalissima (a tal punto che Franco ha voluto per i brani Meccanica Due e The Instrumental Centro Di Gravità Permanente la doppia firma di titolarità).
Un’interpretazione, quella di Stàlteri, in linea con la sua poetica, ai limitari del minimalismo solo a tratti trapunto delle morbide note dei pianoforti, un Fazioli F228 e uno Yamaha C7, di quando in quando “trattati”, e volgente verso atmosfere eteree e sfumanti nei toni ocra e pervinca di cieli vesperali. Brani come L’Oceano Di Silenzio, dove il piano di Arturo tesse trame cristalline e di grande suggestione sonora, col ritmo sincopato ed esile di una promenade tra lievi e spumosi banchi di nuvole; o la classica architettura sperimentale di Propiedad Prohibida; o come la sostenuta melodia di Caliti Junku, titolo tratto da un antico adagio popolare siciliano (caliti junku ‘ca passa la china…) a simboleggiare il richiamo alla pazienza, alla calma e alla perseveranza anche dinanzi alle tempeste più veementi, rendono prezioso un album che della classe fa il suo manifesto “ideologico”. Brano originale di Stàlteri, poi, The Meeting Of The Gods (Un’Improvvisazione), ha i toni lievi di una tela di matrice impressionista. Altre perle del disco sono i due “quadri sonori”de La Porta Dello Spavento Supremo, I e II, la minimalistica cavalcata siderale de Il Vuoto e la finale, originalissima e strepitosa traccia de “L’Egitto Prima Delle Sabbie”, dilatata e come spalmata su un tessuto sonoro di raffinatissime trame armoniche. Un album prezioso, di grande impatto artistico, con suoni di gran classe, e destinato a delibatori raffinati di musiche tutt’altro che convenzionali.
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