Sao Paulo Underground CANTOS INVISIVEIS
[Uscita: 14/10/2016]
Brasile-Stati Uniti #consigliatodadistorsioni
Dopo l'imponente lavoro “Return the Tides” uscito nel 2014 a nome di Rob Mazurek & Black Cube SP, la stessa formazione capitanata dallo stesso Mazurek ritorna, stavolta con il nome di riferimento direttamente all'ambiente in cui si sviluppa il fermento musicale, Sao Paulo Underground, con un altrettanto sontuoso progetto che affonda le radici nella vasta terra brasiliana.
L'approccio e il modo di procedere dei quattro componenti è il medesimo, tuttavia sempre spunto di inesauribili linee sonore e sorprese d'ascolto: il canto in stile tradizionale brasiliano, invisibile perchè rarefatto e lontano nel suo divenire udibile, che si ripete come in un grande loop corale, è il punto d'inizio o il punto d'approdo se non l'intermezzo ai crescendo del suono impenetrabili e surreali, alle parti scritte e improvvisate della cornetta di Mazurek, alle programmazioni elettroniche di Guilherme Granado, alle melodie del cavaquinho del batterista Mauricio Takara, alle incursioni polistrumentali di Thomas Roher. Quest'ultimo, oltre al flauto e al sax soprano, suona sulle gambe il rabeca, strumento antico già presente nel Medioevo, una sorta di violino di cui c’è traccia anche nel poema “Don Chisciotte” di Cervantes. La storia si ripete e l'epopea ispanica si fa percorso sonoro dentro la steppa e la savana, con ritmi e percussioni ancestrali che dissotterrano una psichedelia tropicale. Ma questo “Cantos Invisiveis” non vuol dire soltanto canti invisibili, anche invece angoli invisibili o angoli (o canti) che scompaiono, e i canti non sono legati soltanto alla terra madre brasiliana ma alle tradizioni dei mondi. Un brano come Olhaluai, una sorta di mantra spirituale dal tema a ripetizione, ha tutti i canoni per essere un traditional di un mondo ignoto, invece è stato scritto di pugno da Takara che lo esegue con il cavaquinho e lo canta insieme agli altri, come già i nostri avevano fatto in anteprima al concerto all'Area Sismica di Forlì il 15 novembre 2015. Un atto di potenza ha fatto irruzione nella tradizione del canto e l'ha restituita come rinvigorita dentro una forma trascendentale.
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