Anne Clark – I’ll Walk Out Into Tomorrow Claus Withopf
Genere: Documentario, Biografico, Musicale - Camera: Claus Withopf - Montaggio: Claus Withopf, Daniel Meinl, Nina Werth - Produzione: Kinescope Film, Neue Visionen Filmproduktion, Claus Withopf Filmproduktion, TAG/TRAUM Filmproduktion - Animazioni: Rosa Schmieg, Claus Withopf - Distribuzione: Neue Visionen - Durata: 84 min. - Musiche: Anne Clark
Ritratto di una poetessa New Wave
Trama
Il documentario, presentato il 25 gennaio 2018 al radioeins Kino della Kulturbrauerei di Berlino, descrive la vita e la carriera di Anne Clark, poetessa, songwriter inglese, pioniera dello spoken word e musicista virtuosa. Questa eclettica figura di culto degli anni ’80 ha raggiunto la fama internazionale grazie alle sue liriche esistenzialiste intonate su basi ritmiche e sperimentali, segnando per sempre il destino della New Wave e della musica elettronica fino ai nostri giorni. “Anne Clark – I’ll Walk Out Into Tomorrow” è il risultato di un’accurata ricerca di Claus Withopf, che ha seguito l’artista per oltre dieci anni, al fine di descrivere in maniera sistematica tutti gli aspetti che hanno reso l’autrice di hit sempreverdi come Our Darkness o Sleeper in Metropolis, un personaggio così influente, poliedrico e inconfondibile. In questo percorso audiovisivo vengono raccontati episodi riguardanti il boom del suo successo, il contesto di una Londra brulicante di movimenti do-it-yourself, il suo rapporto burrascoso con la famiglia, la sua concezione di poesia e di sessualità. Ciascun capitolo viene introdotto dall’ascolto di un brano legato al tema in questione e dalla rappresentazione a caratteri cubitali delle liriche che lo compongono, vero fulcro dell’opera di Anne Clark.
Il film si apre con il racconto shock della cantante riguardo la reazione della sua label e del suo management a un successo raggiunto in maniera improvvisa e inaspettata. Questi, approfittando della sua inesperienza, si sarebbero appropriati dei soldi ricavati dalle vendite di dischi e concerti destinati al pagamento dei debiti contratti per l’acquisto di strumentazione professionale, minacciandola inoltre di compromettere per sempre la sua carriera se avesse deciso di sporgere denuncia contro tale comportamento. Questo episodio ha spinto Anne Clark a ritirarsi tra i paesaggi silenziosi della Norvegia, per continuare a lavorare e scrivere circondata da una natura sconfinata. Qui incontrerà dei musicisti con i quali collaborerà a nuove sperimentazioni sonore costituite da mix di generi che spaziano dalla musica classica a quella pop, passando per il folk.
In un secondo momento vengono presentati altri aspetti della carriera e del background di Anne Clark, come la sua visione soggettiva del linguaggio poetico, con il quale riesce a creare delle immagini particolarmente evocative, e quella che lei stessa definisce la grande fortuna di aver vissuto in un periodo storico estremamente florido per i movimenti musicali. Tra gli anni ‘70 e ‘80, infatti, nella Londra thatcheriana, avveniva una vera e propria rivoluzione culturale, quella che ha visto sorgere il Punk e la New Wave. Band come Siouxsie and the Banshees, The Damned e Generation X si sono rivelate fondamentali per gli artisti dell’epoca, tra cui la stessa Anne Clark, in termini di ispirazione e determinazione a voler rompere con un modello di cultura elitaria, legata esclusivamente al mondo accademico. Il racconto prosegue con le sue memorie riguardanti il lavoro di assistente in un ospedale psichiatrico, e si conclude con le testimonianze del rapporto controverso di Anne con sua madre, una persona che lei stessa definisce estremamente negativa e distruttiva. Questo avrebbe segnato in modo permanente la carriera e soprattutto la sessualità della cantante, una modalità completamente nuova di approcciarsi al contatto fisico, in quanto non violenta.
Commento
Narrare la vita di un personaggio così fragile, ma al contempo così forte e significativo, non è un lavoro semplice. Withopf tenta di rappresentare la sua musa nel modo più verosimile possibile, raccontandola tramite le sue stesse parole, senza intaccare la sua immagine spontanea e androgina. Al centro del documentario ci sono Anne Clarke e la sua arte, mentre gli altri elementi in gioco, tra cui il periodo storico, le sue vicende personali, i problemi con l’etichetta o con la sua famiglia, sono aspetti accessori. Quello di Claus Withopf (a sinistra nella foto con Anne Clark) è stato un vero e proprio lavoro a quattro mani con l’artista, che ha collaborato durante tutti i dieci anni alla produzione e accettato la presenza del regista nella sua vita privata, instaurando con lui un rapporto di fiducia e mostrandosi in maniera caleidoscopica ai suoi fan.
Peccato quindi che molte delle informazioni che apprendiamo da questo documentario lascino dei grandi punti interrogativi. Ad esempio, cosa succede con i suoi debiti? Cosa fa esattamente durante il suo periodo norvegese? Dove trovava i musicisti con cui suonare? È mai entrata in contatto con gli esponenti del Punk e della New Wave inglese? Questi e molti altri sono i quesiti che restano irrisolti, a cui il plot non riesce a dare una risposta. Withopf si concentra principalmente su dettagli molto intimi e soggettivi della vita dell’artista, come il rapporto distruttivo con i suoi genitori. Questo zoom sulla sua vita privata lo porta a tralasciare invece aspetti fondamentali del lavoro di Anne Clark, i suoi progetti musicali più recenti nel campo della techno e dell’elettronica, tra cui le collaborazioni con Blank & Jones, Silence o Implant. Sembra quindi che la fetta di carriera che interessa all’autore sia unicamente quella legata al periodo iniziale, che l’ha consacrata al grande pubblico.
La mancanza di sensazionalità di questo lungometraggio è da ritrovarsi anche nella sua stessa struttura tematica, che sembra saltare da un argomento all’altro senza un vero filo conduttore. Lo spettatore non viene trasportato in maniera fluida nella vita di Anne, non riesce a immedesimarsi e a provare sentimenti per essa e la sua arte, viene infarcito di informazioni poco approfondite e prospettive del tutto soggettive sulla sua persona. I temi e il modo poco critico nel quale vengono affrontati sembrano essere stati scelti deliberatamente da lei stessa, risultando così in una specie di diario personale. Tutto sommato, Withopf riesce comunque a conquistare il pubblico, grazie alle atmosfere sognanti create dalle liriche che compaiono su uno sfondo di immagini poetiche raffiguranti il paesaggio norvegese e agli spezzoni di concerti di Anne Clark. Ciò che traspare da questo film, girato con un budget molto basso, è il duro e lungo impegno del regista, che ha deciso, in un atto abbastanza temerario, di utilizzare un format non comune per un documentario musicale al fine di rappresentare l’artista a cui è più legato. Il suo prossimo documentario riguarderà un’altra personalità fondamentale dello spoken word al femminile, la controparte statunitense di Anne Clark, Laurie Anderson. In attesa di questa interessante biografia, ci auguriamo che con la sua nuova produzione Claus Withopf riuscirà a imparare dai suoi stessi errori e rendere omaggio all’artista in maniera più fluida e oggettiva.
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