Julia Holter Something In The Room She Moves
[Uscita: 22/03/2024]
È davvero sorprendente l’evoluzione di Julia Holter, un'artista che dopo sei album non ha minimamente alleggerito la sua proposta musicale, rendendola più fruibile, al contrario, i suoi dischi sono sempre più complessi e ricchi di sorprendenti intuizioni. Basta pensare al monumentale “Aviary” (2018) dove sembrava aver raggiunto l’apice della sua produzione. E invece... Non è facile trovare aggettivi che rendono l’idea di quanto scaturito dall’ascolto di questo straordinario nuovo capitolo chiamato “Something In The Room She Moves”, che arriva corredato da una bella copertina curata da una amica d’infanzia chiamato Christina Quarles e con un titolo ispirato trasversalmente dalla canzone dei Beatles. Un disco dove la losangelina raggiunge il vertice d’una carriera ricca di opere magnifiche sempre ben accolte dalla critica ma molto difficili da fare arrivare al grande pubblico. Un fatto che non sembra preoccuparla affatto. Un'opera concepita durante la pandemia in aggiunta a una gravidanza, la figlia arrivata nel 2020, il tutto in un periodo storico che definire turbolento appare riduttivo. Tutto ciò pare esserle servito da stimolo, si ascolti la title-track, i magici sei minuti di Something In The Room She Moves e ti chiedi come si possa ignorare tanta bellezza, tanta ricerca della perfezione, arrangiamenti impeccabili e strumentisti sempre all’altezza. Solo Weyes Blood in tempi recenti ha saputo volare così in alto. Forse. Dice: “c’è un fuoco, ispirato dalla complessità e trasformazione dei nostri corpi, ho provato a creare un mondo fluido, liquido, evocando il suono che proviene dal nostro interiore”. Qui dentro ci sono dieci tracce, la metà sono di sei minuti, perché Julia Holter ha sempre bisogno di spazio e tempo per meglio articolare le sue canzoni, se vogliamo definirle così. Il singolo Sun Girl, lungo pure quello, di easy non ha proprio niente ma dovrebbe essere il brano più fruibile. Trova spazio un pezzo come Meyou, simile a un canto indiano, sciamanico, pura meditazione sotto forma di sola performance vocale, i ritmi a tratti spezzati di Spinning, che appare il brano tutto sommato più accessibile e godibile. Lo strumentale Ocean è puro incanto sonoro, sembra davvero di navigare di notte in mezzo alle onde, echi del Robert Wyatt imprendibile di "Rock Bottom". Ma lo stesso si avverte anche in Evening Mood dove il canto della californiana evoca la Barbara Gaskin (Spirogyra) nel suo periodo con Dave Stewart e nei sette minuti della complessa e splendida Talking To The Whisper, al limite del free jazz. La breve Who Brings To Me, pone fine a un disco che riascolteremo spesso nei mesi a venire, anche per capire meglio gli angoli nascosti e le sfaccettature che contiene. Accompagnano la losangelina, in questi meravigliosi 54 minuti, strumentisti di livello davvero alto, Devin Hoff al double e fretless bass, Maja al flauto, Chris Speed ai fiati, Tashi Wada al synth e alle bagpipes e Elizabeth Goodfellow alle percussioni. “Something In The Room She Moves” è un disco per larghi tratti sperimentale, necessita di una buona quantità di ascolti per essere capito e assorbito a sufficienza, come del resto tutte le produzioni a nome Julia Holter. La Californiana come molte sue colleghe, una su tutte Adrianne Lenker, con lavori di questa portata sta rendendo migliore il mondo delle musica, donandoci quantomeno un spiraglio d’ottimismo in una vita altrimenti ricca d’amarezze.
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