Adrian Crowley SOME BLUE MORNING
[Uscita: 10/11/2014]
Irlanda # Consigliato da Distorsioni
Adrian Crowley, madre maltese e padre irlandese, fermatosi alfine nella bella Galway dopo un lungo vagabondare con la famiglia ed una carriera musicale avviata da "A strange kind", gran bell'esordio, risalente alla fine del recente millennio. Le influenze irlandesi nella sua musica sono molto evidenti, in particolare la cura per gli arrangiamenti, sempre molto ricercati e raffinati. Poi c'è la sua voce. Un timbro vocale molto denso e profondo, inevitabile pensare a Leonard Cohen nella sua stagione migliore, quella dei dischi capolavoro dei sessanta ed a Bill Callahan se vogliamo citare un artista più recente. Con questo bellissimo "Some blue morning" Crowley è giunto al suo settimo album in studio dopo altri sei lavori di squisita fattura anche se non molto diversi l'uno dall'altro. Una menzione speciale comunque per "Season of the sparks" (2010) fra le sue cose migliori insieme a quest'ultimo disco. C'è subito da dire che in "Some blue morning" l'irlandese ha calcato molto la mano, arricchendo le canzoni con pesanti arrangiamenti orchestrali che, come si sa, non sempre giovano all'insieme generale. Il risultato finale premia il coraggio di Adrian, anche se a qualcuno questo disco potrà apparire sulle prime anche troppo statico, rilassato ed uniforme.
Dopo 3-4 ascolti invece vengono fuori tutti i pregi ed il gusto compositivo ed interpretativo di Crowley. Per una volta possiamo anche iniziare dalla fine. I 3 minuti scarsi di Golden Palominos, forse la canzone meno appesantita da trattamenti di studio, ci mostra il lato più scarno e malinconico dell'uomo di Galway, con i suoi controcanti vocali femminili ed una semplice melodia che entra facilmente in testa. Se volete subito sapere di altre gustose pietanze racchiuse qui dentro date un ascolto ai sei deliziosi minuti di The hatchet song, con voce e chitarra che ricordano le leggiadre melodie del maestro canadese Leonard Cohen, quel tono grave che viene da qualche recondito abisso. Molto bella la title track Some blue morning, posta proprio in apertura, con arrangiamenti d'archi perfettamente calibrati ed un Adrian Crowley che più che cantare pare rapirti il cuore. The Magpie Song ed il breve strumentale The gift rivelano tutto lo spirito irlandese del nostro, per Trouble si potrebbe anche nominare Nick Drake per la centesima volta e le armonie sospese della drammatica Angel sono di nuovo da brividi. Resta da parlare del brano più esteso, i quasi otto minuti di The wild boar, un lungo reading nel quale Adrian Crowley gioca un pò a fare il Van Morrison recitante anche se non gli riesce molte bene. Ma è l'unico peccato veniale di un disco perfettamente riuscito, notturno ed invernale e dal fascino indiscutibile. Al pari dell'altro irish Damien Rice - grande disco pure il suo - Adrian Crowley chiude come meglio non si potrebbe un 2014 da ricordare.
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