Bill Fay Life Is People
[Uscita: 21/08/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
A volte ritornano. Quante volte abbiamo letto questa frase ma per un personaggio come Bill Fay si sposa alla perfezione. Un destino il suo parallelo a quello di un altro inglese illustre sconosciuto e quasi omonimo come Mark Fry, due talentuosi songwriters consegnati all'oblio e clamorosamente ritornati a noi dopo decenni in cui si dubitava pure della loro sopravvivenza, magari a fare compagnia da qualche parte del paradiso a quelli che non ce l'hanno fatta, il nome dell'immenso Nick Drake è ovviamente il primo che mi viene in mente. Nato a Londra, nei primi settanta colpisce al cuore i tipi della Decca ai quali strappa un contratto per soli due dischi. Due autentiche meraviglie che tanti in questi giorni di rinascita dell'artista dovrebbero conoscere e riscoprire.
"Bill Fay" (1970) è lo splendido debutto, solo un pò appesantito dagli arrangiamenti orchestrali di Mike Gibbs mentre il bellissimo "Time Of The Last Persecution" (1971) è una delle gemme dell'underground di stampo folk uscite in terra d'Albione. Inutile dire che come spesso accade le magre vendite dei 2 dischi fecero rescindere il contratto all'ottusa major inglese. Bill si ritrovava a questo punto senza una casa discografica ma quello che faceva più male era che molti stolti giornalisti musicali del tempo dubitavano della sua salute mentale. Grazie all'interessamento di Jeff Tweedy (Wilco) e David Tibet (Current 93) il nome del nostro ritorna a gallo alla fine del secolo. Per l'etichetta di Tibet esce quindi il terzo unreleased album, a nome Bill Fay Group, "Tomorrow Tomorrow Tomorrow" (2005) contenente brani registrati tra il 1978 e il 1981. Dello stesso periodo è pure "From the Bottom of an Old Grandfather Clock" (2004), collezione di demos e rarità. Il materiale più corposo è presente invece in "Still some light" (2010) una ricca raccolta di due cd con molte chicche nascoste.
Sentendo il richiamo di tutte queste sirene Bill Fay è uscito finalmente allo scoperto e seguendo il motto "battere il ferro quando è caldo", o "adesso o mai più" è tornato ufficialmente sulla scena con questo "Life is People" suo vero grande ritorno e terzo album ufficiale. Scendono le prime note e, grande stupore, sembra davvero incredibile che a 40 anni di distanza Fay abbia mantenuto intatta la magia del passato, come se avesse passato in ibernazione il lungo periodo che lo ha poi visto ritornare sulla strada maestra. Oltre a se stesso Bill ha ritrovato come per miracolo anche gli antichi compagni di viaggio, nel disco lo accompagnano infatti il batterista Alan Rushton ed il magnifico chitarrista Ray Russell già presenti al tempo del secondo album. Bill Fay ha composto le songs nel suo tempo libero, nel corso di questi 40 anni quando non stava lavorando in fabbriche, negozi e pure come giardiniere. I testi parlano di morte, di vite perdute, di speranze che se ne vanno ma pure di amore e redenzione, un pò alla maniera di Josh T.Pearson. Il disco è meraviglioso, lo dico subito senza troppe parafrasi. There is a valley apre in maniera divina l'album, Big painter che segue è una song drammatica, splendidi i controcanti che fanno tanto Nick Cave.
Il disco è pieno di dolcissime ballads voce e piano, The Healing Day e Never ending happening sono da commozione pura, brividi autentici lungo la schiena. Applausi a seguire. Poco sotto pure il blues di Empires e This world, forse il brano più orecchiabile, con Tweedy alle backing vocals, non a caso scelto come video. Nel corso di questi quattro decenni a Fay non è mancato come detto il tempo per mettere mano a nuove, splendide composizioni, aiutato a quanto pare da una rinnovata fede religiosa, che trasuda in parte da questi solchi. Prova ne sono i brani Be at peace with yourself, con organo da chiesa, ma in particolare Jesus, etc., scritta dal Wilco Jeff Tweedy e presente nel capolavoro "Yankee Hotel Foxtrot" e Thank you lord dove appaiono sinceri gli omaggi a divinità superiori. "Life is people" sfiora l'ora di durata, degni di nota anche i due brani più lunghi, City of Dreams, altro gioiello, con un organo a punteggiare il tutto e la lunga odissea di Cosmic Concerto (Life is people) che sfiora gli otto minuti, cosa rara per Bill, visto che negli anni settanta le sue canzoni raramente arrivavano ai quattro. A volte ritornano, Bill Fay è tornato ed è qui per rimanere, here to stay.
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