VeneziA LA CULLA
[Uscita: 17/04/2012]
È come se il Tom Waits di Clap Hands incontrasse il Jim Morrison di Horse Latitudes durante un antico rito sciamanico. Figure arcane disegnano una danza orgiastica e oscura. È il suono della terra e del sangue. È la voce dell’anima che implora invano di essere ascoltata, dalle paludi intrise di Santeria della Lousiana alle roventi terre di Sicilia forgiate nei miti dell’Ellade e rinate mille e mille volte nell’affascinante ossimoro di superstizione e Cristianesimo. Emozioni al calor bianco nel sulfureo disco d’esordio del trio palermitano guidato dalla voce straniante e travolgente di Andrea Venezia, figura storica del punk siciliano. Su un tappeto di blues alterato e dissonante, figlio più dell’ultima Nico che dei maestri del Delta, il canto si fa recitazione, la musica si fa teatro, creando al contempo qualcosa di completamente diverso.
I Venezia (oltre al leader suonano Donato di Trapani alla sezione elettronica e sonorizzazioni varie e Roberto Conigliaro alla batteria) vanno oltre i canoni classici del blues, devastandoli. È un suono oscuro, alienato, lacerato e lacerante. Dalla iniziale, strepitosa Troppo tardi, passando attraverso la allucinatoria bellezza della title – track, ecco il delirio elettro – rock de Il pozzo, fino a giungere al capolavoro conclusivo di Cenere e fumo. Ma è l’intero album a colpire duro. Un geniale e meraviglioso pugno nello stomaco. Un disco anarchico eppure rigoroso, dissacrante eppure romantico che, nelle sue dissonanze esplosive, si fa amare come la magica sconvolgente follia di una visione. Ottimo.
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