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21 Maggio 2015 ,

TU Non avrai altro duo all’infuori di TU

2015 - Altipiani-Believe-Audioglobe

TU cover TUNon è semplice definire il genere di musica contenuta in questo godibile e interessante esordio del duo romano TU formato da Sebastiano Forte che suona la chitarra elettrica, il basso, la pianola (quando si sente) e canta, e Federico Leo alla batteria, alla voce e a vari effetti sonori che soffiano e fischiano ricordando il miglior Brian Eno della prima ora. La cifra stilistica del duo è proprio quella di non fossilizzarsi in un unico genere ma di svariare tra mille sfaccettature che nonostante le differenze umorali si amalgamano armoniosamente diventando identità e non dispersione fine a se stessa. Ed ecco che in questa abbondante ora musica troviamo convivere lo spazial stoner  Pinkfloydiano (periodo “Ummagumma”) di 44322 con la deliziosa canzonetta pop anni sessanta Hold you (anche primo singolo estratto dall’album) per poi sconfinare nei territori compulsivamente funky di Ettesubub o di Quarterless Disco (tra i brani migliori) che si tinge di colori fusion, così come una fusion valzerata è anche la bellissima Primo Giugno con una lunga cavalcata chitarristica à là Frank Zappa.

 

Ci sono poi la patchanka punk della title track, il math rock muscolare e geometrico di Djangol, che si ripete  nella chitarristicamente ancora zappiana  #17 e ancora il beat inglese mediato Prince di Robot Girl, e l’esplosiva Le tue parole che paga un debito non da poco ai CCCP e al declamar cantando di Giovanni Lindo Ferretti. La devozione per il pop tuanni sessanta è ancora una volta dimostrata con l’adorabile cover di Mina Se c’è una cosa che mi fa impazzire (Canfora-Amurri), gioiellino beat che si muove tra il trash e il divertissement più puro e ancora la conclusiva 23.23 è un accattivante funky reggae che dopo, purtroppo, diversi inutili e fastidiosi minuti di silenzio nella parte centrale ha una coda psichedelica Gilmouriana molto affascinante. Un disco composito ed estremamente vario, con diversi altri brani non citati di ottima fattura, una buona dose di sense of humour che non guasta nel fin troppo serioso panorama musicale italiano, che cresce a ogni nuovo ascolto e si fa apprezzare incondizionatamente nella sua schizofrenica ricerca sonora, suscitando qualche emozione e più di un brivido di piacere.

Maurizio Pupi Bracali
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