Tuxedomoon LIVE AT ALBEROBELLO
[Uscita: 7/08/2011]
È una lunga storia d'amore quella tra i Tuxedomoon e l'Italia. Fin da inizio carriera i californiani hanno avuto da noi, in Belgio e in Francia quello status di cult band che non hanno mai avuto nel paese d'origine. I membri del gruppo hanno spesso soggiornato nel nostro paese, al punto che Blaine Reininger si esprime in un ottimo italiano, spesso hanno inciso dischi per Materiali Sonori e già ad inizio anni '90 avevano pubblicato un live registrato in Italia, il poco noto “Ghostsonata”, una performance multimediale tenutasi anni prima a Polverigi. Sin dalle prime note di questo “Live at Alberobello” per il fan di antica data non c'è scampo: pochi tocchi di un basso profondissimo, poi fraseggi dissonanti del sax e del violino. Inconfondibili. Questo live, cronaca del concerto tenuto il 9 luglio 2011 all'Experimenta di Alberobello, presenta la formazione “totale” cioè quella con sia Reininger che Van Lieshout che contraddistingue il gruppo da quando è ritornato in pista per celebrare il nuovo millennio. La scelta dei brani pesca da tutti la carriera, anche con brani presi dai molti Ep e mini. L'ouverture per esempio è un medley tratto da “Suite en sous soul”, Allenade blue/Courante marocaine, brani dove Brown e Reininger fanno sfoggio del proprio virtuosismo strumentale e del peculiare uso delle voci influenzato da Zappa e Beefheart.
Presente anche Time to lose, brano minimale col violino a condurre la danza, che ai tempi era molto amato dai fan e viene ripescata la rara Joeboy (the electronic ghost). Stupisce però che “Desire”, a mio avviso il loro capolavoro, sia totalmente ignorato. Anche “Holy wars”, altro capolavoro del gruppo è un po' trascurato: viene eseguito solo lo strumentale The Waltz, probabilmente perchè il cantante Winston Tong non è della partita. Dall'ultimo “Vapor trails” solo due scelte, Muchos colores, in cui Reiniger imbraccia la chitarra e Van Lieshout l'armonica dando sapori calexicosi e la conclusiva Dizzy. Ma per il fan di vecchia data il culmine della passione si raggiungerà a metà disco, col medley 5th Column/Tritone, due forsennati strumentali dal primo album "Half Mute" in cui il quartetto dà il meglio delle proprie qualità strumentali. Superati da tempo i trent'anni di carriera i Tuxedomoon si mantengono in ottima forma. Il loro è uno dei più complessi e riusciti progetti di musica totale mai fatti e quindi non risentono dell'usura del tempo: i passaggi più tipicamente anni '80, vedi l'uso della batteria elettronica ormai diventano un ricercato effetto vintage, in un periodo in cui la riscoperta dell'elettronica low-fi impazza. Un disco che completa una discografia con pochi punti deboli, da una band che chi non conoscesse ancora deve affrettarsi a scoprire.
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