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14 Ottobre 2024 ,

Hugo Race & Michelangelo Russo 100 Years

2024 - Gusstaff Records
[Uscita: 11/10/2024]

Non si può certo parlare di seconda giovinezza per Hugo Race visto che lungo tutta la sua carriera la sua ricerca e la sua passione musicale non si sono nei fatti mai interrotte, ma certamente sta vivendo un momento di intensa attività e di grande creatività. Così abbiamo ancora nelle orecchie il meraviglioso rock’n’roll aspro e acido dei resuscitati Wreckery, per il quale vi rimandiamo alla recensione apparsa su queste pagine, che Hugo Race riforma il duo con Michelangelo Russo che nel 2017 ci aveva regalato quella perla di disco che è “John Lee Hooker’s World Today” con la quale rileggeva e rivisitava il blues di Hooker. Per “100 Years” la coppia si è riunita in studio per due giorni dello scorso novembre e hanno registrato nove tracce, ma stavolta si tratta di composizioni originali, sette sono in questo disco, due sono uscite come singoli. Musica e parole sono di Hugo Race che suona chitarre, percussioni e canta, mentre Russo suona l’armonica elettrica, percussioni e strumenti elettronici. Come il nero che domina il packaging del disco “100 Years” è un disco certo cupo, ma che non cede né alla disperazione, né all’autocompiacimento, a dominarlo è il senso di smarrimento, di angoscia di fronte alla War Outside My Window, titolo quanto mai azzeccato di una delle canzoni, e per combattere questi sentimenti negativi, pessimisti la strada è l’aiuto di un amore, di un amico che ci faccia sentire meno soli di fronte alle minacce di un mondo impazzito «Then there’s a war Outside my window All I want is you I like the peace and quiet of the astral night». Il disco si apre con inquieti suoni elettronici e le note della chitarra che si stagliano verso il vuoto prima che parta un ipnotico riff e poi la voce roca ed evocativa di Race a parlarci di smarrimento, di voglia di non arrendersi, la title track è un blues apocalittico e distopico, un grido di aiuto che si sperde nel fondo della notte; con Lost Children i suoni si fanno più scarni, rarefatti, un senso di incanto e mistero nel rivangare l’avventura autobiografica di tre ragazzini che si smarriscono, il tema ritorna anche qui; Someone Help Me è un blues desolato, doloroso, le percussioni battono sempre forte come un cuore in pena mentre chitarra e synth disegnano scenari di incombente paura; Hugo Race canta i versi visionari e terribili di William Blake in Earth Answers qui tutto è scuro e oscuro come un cuore di tenebra che avvolge la vita e il destino umano; la già citata War Outside The Window scarnifica ancor di più il blues, Hugo Race riduce il suo canto a spaventato sussurro, i suoni ci trasportano in un futuro post-apocalittico, colonna sonora perfetta per film come The Road; seguono gli oltre 8 minuti di Eternal City si accentua il tono recitante del canto di Race in una lunga e cupa cantilena fra percussioni industrial e atmosfere dark ambient; chiude lo strumentale Golden Times, come un flebile spiraglio di luce. “100 Years” è un disco dalle atmosfere scure, vi aleggia una visione del presente angosciosa e a tratti perfino spaventosa, forse questa di Race e Russo è oggi l’unica possibile rilettura del blues che possa davvero raccontarci ciò che stiamo vivendo. Hugo Race, spirito libero e avventuroso, si conferma come uno dei migliori e più sinceri narratori della contemporaneità, capace di coglierne i segnali e le inquietudini, infatti per apprezzare in pieno il disco oltre alle bellissime musiche è consigliabile dare più di un’occhiata ai suoi testi, che opportunamente sono inseriti nel disco. Senz’altro fra le cose migliori ascoltate quest’anno.

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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