Bill F Gibbons Hardware
[Uscita: 04/06/2021]
Il terzo album da solista del “Reverendo” Billy F Gibbons senza gli ZZtop vuole essere un omaggio allo scomparso Joe “Hardware” Hardy, tecnico ed ingegnere del suono che ha contribuito sin dagli Anni Ottanta a modernizzare il suono degli ZZtop. E la copertina è indicativa del percorso sonoro del disco: un’auto d’epoca modificata con una carrozzeria ed un motore più moderni ed aggressivi. Infatti gli shuffle, i giri blues, i fraseggi tipici di Gibbons qui sono inseriti con soluzioni sonore più “ piccanti” e contemporanee, in accordatura ribassata, verso lidi battuti da Josh Homme dei Queens Of The Stone Age, Jack White dei White Stripes e Dan Auerbach dei Black Keys, suoi figliocci in questo senso. Anche la produzione utilizza soluzioni più attuali, a cura dello stesso Gibbons con la collaborazione di Matt Sorum (The Cult, Guns’ n’ Roses, che qui suona anche la batteria), Mike Fiorentino e Chad Shlosser. I quattro sono anche gli autori di undici brani dei dodici in scaletta, ad eccezione della festosa cover dei Texas Tornados Hey Baby, Que Paso. Dei 36 minuti di musica secchi si apprezza lo stile inconfondibile della voce e della chitarra di Gibbons, che inanella fumosi shuffle, grintosi riffs e torridi interventi di slide guitar unendoli alla sua interpretazione vocale roca e profonda, arricchendo il tutto con quel tipico sapore desertico tra Texas e Messico. Da segnalare il trascinante shuffle della iniziale My Lucky Card, , l’intensa ballad Vagabond Man, degna di Old Man tratta dall’ album d’ esordio degli ZZTop , la tribale Spanish Fly, West Coast Junkie debitrice dello stile di Link Wray, la massiccia ed heavy S-G-L-M-B-B-R dal sapore Hendrix/ Qootsa e la conclusiva Desert High, un ritratto bollente ed ipnotico del deserto del Joshua Tree. In definitiva, un disco che scorre veloce e gradevolissimo, non potrà spodestare i classici della “ Piccola band dal Texas”, ma si lascia ascoltare con molto piacere.
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