Corrosion of Conformity NO CROSS NO CROWN
[Uscita: 12/01/2018]
Stati Uniti
Dopo un buon decennio di rapsodica erranza Pepper Keenan ritorna a casa e raggiunge i suoi storici sodali per produrre una riflessione che è al tempo stesso una sfida e un bilancio. “No Cross No Crown” sin dal titolo segnala il carattere ancipite di una riflessione costruita a partire da una serie di amputazioni sul corpo vivo della realtà. Il futuro non è questione di costruzione, ma di negazione, affermano con rara lucida ferocia i Corrosion of Conformity nel tentativo di estendere la parte migliore della loro produzione e contemporaneamente rilanciare su nuove tonalità espressive. Non si fatica molto a ritrovare gli stessi pattern compositivi che hanno fatto di “In The Arms Of God" uno dei migliori dischi del decennio; d’altra parte si insiste molto sulla modulazione della composizione verso lidi diversi e inesplorati. L’aspetto della variazione nella continuità è il pregio e al tempo stesso il grande portato elusivo di questo No Cross No Crown. Già l’intro strumentale di Novus Deus, a partire dal titolo, sino ad arrivare alla sfrontata vena noise giustapposta ad armonizzazioni di terza dal vago sapore maideniano dovrebbe far drizzare le antenne presentendo una scelta compositiva di tipo gattopardesco.
A togliere ogni dubbio la successiva, e ben interpretata, possanza di The Luddite nella quale i più esigenti potranno trovare la storia della band raccontata con penna sludge. La successiva Cast the First Stone rincara poi la dose ponendo la questione a livello muscolare lanciandosi in una sfrenata corsa all’ultimo pensiero disponibile. I Corrosion Of Conformity eludono la questione principale, quella che essi stessi sembrano porre con urgenza, per poi ritirarla immediatamente: che futuro per questa porzione di panorama musicale?
Come e per chi produrre? Che la posta in palio sia niente meno che questa è tra l’altro un dato corroborato dalla presenza nella stanza dei bottoni di John Custer che produce un disco rude, essenziale e a suo modo molto colto nella tensione tra le reminiscenze hard/southern rock (A Quest to Believe) e alcune forme sonore orecchiate negli ultimi vent’anni rielaborate nel magistrale avvitamento a base psych della eponima No Cross No Crown. Eppure nonostante il tutto sia suonato e proposto con una maestria sideralmente distante dalla paccottiglia rabberciata alla quale siamo continuamente esposti, i Corrosion of Conformity non danno risposte definitive alla crisi che attraversa le lande desolate dei generi nati e cresciuti negli anni ’90 del secolo scorso; si trincerano dietro l’aurea certezza di essere tra i pochi ad aver ancora qualcosa da dire e ad avere i mezzi tecnici per poterla esprimere. Ma cosa dire ancora è un mistero, ancora.
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