La vita è facile ad occhi chiusi David Trueba
Soggetto e Sceneggiatura: David Trueba; Interpreti: Javier Cámara, Natalia De Molina, Francesc Colomer, Ramon Fontseré; Fotografia: Daniel Vilar; Musiche: Pat Metheny; Durata: 104'; Produzione: Spagna 2013; Uscita italiana: 8 ottobre 2015
Il film è uscito nelle sale italiane l'8 ottobre in concomitanza col 75° anniversario della nascita di John Lennon, avvenuta a Liverpool, durante un feroce bombardamento nazista, il 9 ottobre 1940; la madre Julia e il padre Alf decisero di dargli come secondo nome Winston, in onore dell'allora primo ministro Churchill.
Nell'autunno del 1966 il regista di "A Hard Day's night" (1964), Richard Lester, convinse un John Lennon già “stanco” dei Beatles (all'epoca davvero “più popolari di Gesù Cristo”) a recitare la parte del soldato semplice Gripweed nel film antimilitarista "How I won the war (Come ho vinto la guerra)" (1967). Parte delle riprese furono girate nel sud della Spagna ad Almería: in quelle circostanze un professore d'inglese appassionato dei Beatles, Juan Carrión Gañán – protagonista di un rivoluzionario metodo d'insegnamento, ovvero l'utilizzo delle canzoni dei Fab Four - si recò sul posto per incontrare il cantante inglese. Scopo principale del viaggio: convincere John ad inserire i testi delle canzoni sulle copertine dei dischi dei Beatles.
Ed è proprio a questo fatto storico che David Trueba fa riferimento nel suo "La vita è facile ad occhi chiusi", trionfatore assoluto ai premi Goya 2014 (l'equivalente dei nostri David di Donatello) e grande successo di pubblico in patria.
Nella trasposizione cinematografica il professore d'inglese e latino, Antonio, magnificamente interpretato da Javier Cámara (tra i suoi ruoli si contraddistingue l'infermiere Benigno in "Parla con lei" (2002) di Pedro Almodóvar), insegna la lingua straniera alle scuole medie servendosi delle melodie beatlesiane. Help! (composta da Lennon nel 1965) è una delle canzoni utilizzate: Antonio coinvolge gli alunni sul significato delle parole e sul perchè Lennon chieda così disperatamente “aiuto!”. La risposta risiede nella solitudine che attraversa la vita del cantante il quale, seppur all'apice del successo e della ricchezza, si sente soffocato dalla gabbia dorata nella quale è rinchiuso come membro dei Beatles e grida il suo disperato bisogno di amicizia vera: “I need somebody, not just anybody”, recita infatti l'incipit della canzone.
E questo è proprio un film sulla solitudine - in una Spagna succube della dittatura clerico-fascista di Francisco Franco ormai al potere da quasi trent'anni - che unisce i tre protagonisti della storia e sul loro fortunato incontro che nel giro di pochi giorni si tramuterà in una forte amicizia: Antonio – partito in auto destinazione Almería per conoscere il suo idolo John Lennon - e i suoi due autostoppisti compagni di viaggio JuanJo (Francesc Colomer) e Belén (Natalia De Molina). Il professore “vive” per i suoi alunni e i Beatles, ma è solo sia affettivamente che rispetto all'autoritarismo che lo circonda; JuanJo, sedicenne “capellone”, soffre l'autoritarismo del padre poliziotto (e questo lo porterà alla fuga e all'incontro casuale con gli altri due); Belén, ventunenne incinta di tre mesi, subisce sia l'autoritarismo genitoriale che istituzionale e scappa dal centro “rieducativo” nel quale l'avevano rinchiusa i genitori per punirla della gravidanza.
Arrivati finalmente nello splendido paesaggio dell'Andalusia (con le strade invase dalla scritta “Franco”), dopo un viaggio durante il quale Antonio sbatte momentaneamente fuori dall'auto i due ragazzi “rei” di non rispettare sufficientemente i Beatles (JuanJo osa addirittura preferirgli i Rolling Stones e i Kinks), i nostri si stabiliscono in una locanda gestita dal “catalano”. Quest'ultimo diventerà presto, insieme al figlio disabile Bruno, parte integrante di questo microcosmo eterogeneo, eccentrico e “antifranchista” a sua insaputa (?). La prepotenza e l'ottusità fascista sono fisicamente rappresentati da un gruppo di avventori del locale, capeggiati da un rude mastodontico contadino: il loro obiettivo è picchiare “chi si oppone” e tagliare i capelli a quelli come JuanJo.
Ma nonostante tutto il professore può iniziare la caccia al luogo delle riprese in cui scovare John Lennon. Dopo varie peripezie, tra l'avvistamento della Rolls Royce (fatto realmente accaduto: la macchina di John stracolma degli altri attori del set durante quell'autunno del 1966 sfrecciava per le strade andaluse, mentre gli altoparlanti sparavano al massimo canzoni di Bob Dylan) e l'irruzione nel presunto albergo dei Lennon, Antonio riesce finalmente ad ottenere un appuntamento col suo idolo.
Il momento tanto atteso arriva: JuanJo e Belén accompagnano il professore sul set del film Come vinsi la guerra e un assistente lo fa entrare nella roulotte di Lennon. Dopo il colloquio Antonio è al settimo cielo: John gli ha promesso che dal disco successivo tutti i testi dei Beatles compariranno su disco (cosa che effettivamente si verificò dopo l'incontro col “vero” professore, Juan Carrión Gañán); inoltre gli ha regalato il nastro di una canzone ancora senza titolo che i tre amici ascoltano in macchina:“Let me take you down, 'cos I'm going to Strawberry fields”.
John abbozzò la scrittura proprio sulle spiagge di Almería di quella che diventerà una delle canzoni più celebri e belle di sempre: Trueba ha utilizzato una strofa di Strawberry fields forever (1967) per il titolo del suo film: “Living is easy with eyes closed” (La vita è facile ad occhi chiusi). Non guardare la realtà della dittatura franchista consente anche ad Antonio e ai suoi amici scampoli di felicità. Guarda caso il regista spagnolo ha adoperato due testi, Help! all'inizio e Strawberry fields forever alla fine: le uniche due canzoni “vere” scritte da John secondo lo stesso autore che nel 1970 (in piena “repulsione” post-scioglimento dei Beatles) dichiarava:“Sono quelle che ho scritto basandomi sulla mia esperienza personale e non immedesimandomi in una situazione esterna e scrivendo su quella una bella storiellina, cosa che ho sempre trovato fasulla. Quei testi hanno valore, oggi come allora”.
E come tali queste canzoni costituiscono la base e l'essenza del film di David Trueba: una bella e divertente commedia (da segnalare l'efficace colonna sonora affidata alle sottolineature chitarristiche di Pat Metheny) che, seppur non avendo l'efficacia tragica, ad esempio di un film come il bellissimo "Tony Manero" (2008) del regista cileno Pablo Larrain, rappresenta comunque lo spaccato di una popolazione che tuttora fatica a fare i conti col passato (il grande successo ottenuto dal film in Spagna forse è figlio anche del tono “rilassato” che lo pervade). Un secolo tragico che ha visto le due guerre più sanguinose di tutta la storia dell'umanità insieme a totalitarismi e dittature di tutti i tipi. Ma paradossalmente il '900 ha rappresentato un momento di straordinarie innovazioni per l'arte e la cultura in generale: in questo contesto ha germogliato la più straordinaria avventura musicale del secolo scorso: i Beatles.
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