Maisie - Snowdonia “Alberto Scotti a colazione…”
Dopo una serie di recensioni riguardanti la label Snowdonia, è arrivato il momento di fare quattro chiacchiere con il "padrone di casa", nonchè leader dei Maisie, Alberto Scotti. Sarà lo stesso Alberto a parlarci della sua band e dell' attività dell' etichetta co-gestita con Cinzia La Fauci. E naturalmente il vulcanico Scotti coglierà l' occasione per dissertare a 360 gradi, come la sua natura di moderno dandy è portata a fare...
L'INTERVISTA
Andrea Fornasari (Distorsioni) - Alberto, come prima cosa vuoi parlarci della tua band, i Maisie? I componenti, da quanto tempo siete in attività, eccetera.
Alberto Scotti - E’ difficile rispondere a domande del genere senza annoiare a morte il lettore (soprattutto oggi che già un sms lungo più di 300 caratteri viene considerato un romanzo). Ora dovrei sciorinare una serie di dati tecnici, magari dividere il nostro percorso in periodi (quello blu, quello rosso, quello nero…). Ok, va bene, lo farò ma cercando di essere il più possibile sintetico: all’inizio (e parlo della notte dei tempi, prima dell’avvento di computer, cellulari e beppigrilli) eravamo io e Cinzia che, come Ed Wood, non sapevamo letteralmente fare un cazzo, però volevamo farlo. Eravamo entrambi in fase pseudo alternativa intellettuale (brrr….). Ascoltavamo i Dead can Dance e i Cure. Io non sapevo suonare la chitarra e per farlo notare, ci mettevo il flanger a palla e lo abbinavo al delay, così non appena suonavo una nota veniva fuori l’inferno e sembrava che io ne stessi suonando almeno dieci. Cinzia stonava che neanche Dj Francesco, così, sempre nel tentativo di dissimulare, abbiamo deciso di mettere il flanger anche sulla voce. Il risultato fu una cassetta prodotta, non sappiamo a tutt’oggi spiegarcene la ragione, dalla Snowdonia di Marco Pustianaz, una fantastica tape label dell’epoca (che poi è diventata nostra ma questa è tutta un’altra storia).
In questa cassetta c’erano una quindicina di “canzoni” (ehm…) che altro non erano che basilari melodie pseudo dark sepolte sotto montagne, mari, cascate di flanger. Poi si è aggiunto un bassista dark che si vestiva uguale uguale a Robert Smith e con lui abbiamo realizzato una seconda cassetta, che era più o meno come la prima, con la differenza che in questa c’erano anche frequenze gravi di flanger. Quando non ne abbiamo potuto più di quella scatoletta blu maledetta, abbiamo iniziato a suonare una sorta di pop schifoso, con le chitarre tutte scordate a casaccio. Nascevano così i nostri primi due cd, che una certa critica, sicuramente prezzolata e incompetente osò bollare come capolavori della nascente scena now-wave italiana. Poi, abbiamo avuto una fase pop lounge (addirittura!) in alta fedeltà (mi riferisco al terzo e al quarto disco). Io scrivevo canzoni con gli accordi, nel senso che ho imparato ad accordare la chitarra e a dare un nome alle combinazioni di note, e le arrangiavamo con gusto molto da cartone.
Poi siamo passati alla lingua italiana (era ora!), sono entrati a far parte del gruppo Paolo Messere (che però ne è uscito presto) e soprattutto la cantante lirica Carmen D’onofrio (noi con una cantante lirica in organico, ti rendi conto? Noi che non sapevamo suonare neanche un accordo! Sembra una commedia di Frank Capra…), con questo organico è nato “Morte a 33 giri”, anche questo accolto come un capolavoro da certa stampa incompetente e prezzolata. Poi sono arrivati Luigi Porto, Michele Alessi, Donato Epiro e Serena Tringali, che è una fan sfegatata di Michael Jackson. Con questi nuovi acquisti siamo diventati una delle più grandi band di tutti i tempi. Adesso suoniamo quasi prog (no, forse l’ho sparata grossa), però insomma, siamo un gruppo che registra bene, si fa un mazzo così a curare gli arrangiamenti e infatti per registrare un disco ci mettiamo quattro anni circa. Facciamo solo dischi doppi perché oggi sono tutti di fretta e li vogliono corti. Ma noi siamo dispettosi e glieli diamo lunghi. Poi che altro dire? Siamo e saremo sempre una band aperta. In ogni disco invitiamo un sacco di musicisti a cantare, suonare, scrivere canzoni con noi. E’ molto divertente. Bastare a se stessi è una noia micidiale.
Ci parli anche di Snowdonia? Delle ultime uscite, qualche anticipazione, dischi che consiglieresti e così via.
Snowdonia l’abbiamo ereditata da Marco Pustianaz nel 1996, all’epoca era attivissima come fanzine e tape label e pubblicava cose fighissime. Marco Pustianaz a casa aveva una collezione di dischi che mi faceva venire la bava alla bocca, tutta roba sconosciutissima, proveniente da ogni angolo del pianeta. Casa Pustianaz era una sorta di tempio dell’underground internazionale. Della vecchia Snowdonia abbiamo conservato lo spirito libero ed eclettico (Marco era uno che pubblicava tutto ciò che lo colpiva, senza legarsi a nessun “filone”). Snowdonia oggi è un treno a vapore, una tv con le valvole, una cosa che non serve più a nessuno ma che non ci sogniamo neanche per un istante di buttar via. Pubblichiamo dischi straordinari di artisti bravissimi e alcuni anche molto belli fisicamente (mi riferisco in particolare a Nico Sambo e al nostro Luigi Porto ma anche a Luca Spaggiari e ad Andrea “Ance” Lo vito). Non mi piace consigliare i dischi, come potrei? Sono tutti figli miei. Chi è interessato vada su www.snowdonia.it, troverà link per ascoltarli in streaming, interviste, speciali, recensioni etc... Tutti quelli che non lo faranno sono degli schifosi, peggio dei preti pedofili e dei politici ladri.
Come procede il nuovo album dei Maisie? Influenze musicali (e non) più dirette, eventuali ospiti presenti.
Sarà un nuovo doppio dal titolo “Maledette Rockstar”. Ancora non ha una grafica perché Serena Tringali promette di fare le cose e poi non le fa o quantomeno le fa molto in ritardo e mi fa arrabbiare. L’album conterrà una trentina di canzoni che parlano di rockstar, santi, politici, eroi decaduti, figure di riferimento cadute in disgrazia, maschere un po' grottesche, un po’ schifose, un po’ tristi. Sarà un disco molto reazionario, passatista, in cui si rimpiange, fieramente, un passato idealizzato e si sputa su un presente che fa un pochino cagare (senza offesa per nessuno). Musicalmente sarà, in senso assoluto, il nostro disco più suonato, più analogico, con un’uso dell’elettronica ridotto al minimo. Gli ospiti? Ce ne sono tanti, come al solito. Adesso per esempio sto completando un pezzo con Simon Balestrazzi, che seguo dai tempi dei T.A.C. Per me è un grande onore.
Come definiresti la musica dei Maisie? Weird-pop si addice? E' riduttivo? Significa poco definire un "genere" per te?
No, weird-pop non ci azzecca niente con i Maisie. Il weird-pop, per come lo intendo io, era quello che ruotava intorno al mitico Dr.Demento, canzoni capolavoro tipo Me and my vibrators di Suzie Seacell e gente come i Kazoo Brothers. E' un fenomeno molto americano, legato a certa cultura tipo pazzi al college. Noi non attingiamo a quell'immaginario, o meglio, sicuramente ne siamo stati influenzati nei primi due dischi. Il nostro immaginario attuale è molto italiano, qualcosa che sta a metà strada da "Corna vissute", i film di Renato Polselli, quelli di Petri e infine quelli di Ciprì e Maresco. Il nostro è un modo di ridere della morte, ma non per esorcizzarla, non c’è un effetto liberatorio, noi le diamo il benvenuto, siamo death-friendly. La nostra "comicità (quando c’è) è una comicità depressa e nichilista.
Che importanza riveste la musica, in generale, come musicista e come ascoltatore, nella tua vita?
Tutto. Senza la musica sarei morto. Sono un maniaco, sono uno che compra ancora i cd, uno che sistema gli Lp in ordine alfabetico e li accarezza, li bacia, legge tutte le note, anche quelle scritte piccole piccole. Sono un feticista, uno che si eccita sessualmente con i dischi. Perchè per me la musica è solo quella che si suona dal vivo e che si ascolta su Lp, cd o cassetta. La roba che sta nelle cartelle di file è altro. Non so cosa ma so che non mi interessa. Musicalmente ascolto tutto, ma proprio tutto tutto. Non esiste un genere che non mi piaccia. Conosco poche persone maniache e onnivore al mio livello. Cito, per tutti: Prete Criminale (uno dei due Klippa Kloppa, che è anche co-produttore esecutivo del disco e questo ti fa capire il suo stato mentale) e il mio amico Renato Giannini.
In che stato versa la musica italiana, oggi, secondo te? Chi ti piace in particolare?
Ci sono un paio di cantautori che apprezzo moltissimo, in particolare Gianluca Frigieri e Davide Tosches. Poi, a livello più underground, tutti quelli bravi li produciamo noi. No, scherzo (mica tanto), adoriamo i Camillas, i Klippa Kloppa, i Deadburger, apprezzo immensamente i Mamuthones di Alessio Gastaldello (e l’intera etichetta che li produce, la Boring Machines). Poi su altri versanti, non posso non citare le produzioni di Mauro Moroni… ma insomma, c’è tanto, tantissimo che mi piace. Io sono un patriota, un patriota comunista e non sopporto quelli che parlano sempre e comunque male del nostro paese, mi stanno fortissimamente sul cazzo.
Consiglia tre dischi definitivi di pop italiano.
Definitivi non so, i primi che mi vengono in mente sono “Terra in bocca” dei Giganti, “Anima Latina” di Lucio Battisti e “Melanchólia” dei Matia Bazar. Ma in realtà potrei citartene 3000. Il pop italiano è la mia vita.
So che sei appassionato d' arte in generale. Ultimi libri letti, autori preferiti? Film che consigli assolutamente?
L’ultimo libro che è ho letto è il meraviglioso “La vita Oscena” di Aldo Nove. Riguardo ai film, voglio consigliarne due che TUTTI dovrebbero vedere: “Un posto sulla terra” di Artur Aristakisjan e “Distict 9” di Neill Blomkamp. Ma anche qui, potrei consigliarne 3000. Anzi, ecco, aggiungo “Delirio caldo” di Renato Polselli. Un esperienza psicotronica ASSOLUTA.
Personalmente trovo i testi dei Maisie molto particolari: surreali, visionari, ma assolutamente legati alla realtà, fra non-sense e ironia, con qualcosa di metafisico. Scriverai mai una canzone d' amore strappa-lacrime?
Mi piacerebbe da morire e vorrei esserne capace. Sogno di scriverne una che avrebbe potuto cantare il grandissimo Mario Merola, per il quale ho un’autentica devozione. E non lo dico per fare l'intellettuale che guarda con benevolenza al fenomeno trash popolare, la mia devozione è viscerale e genuina. Conosco la sua filmografia a menadito, potrei partecipare a un quiz su di lui. Pochi generi cinematografici mi coinvolgono e mi appassionano come mi appassiona e mi coinvolge il melodramma napoletano. Ne approfitto per ricordare il grande, compianto, dimenticatissimo Alfonso Brescia che ha diretto i più belli. Peraltro in quasi tutti i suoi film ci sono dei cameo sfiziosissimi. Ne ricordo uno in cui si vede, appesa al muro, una gigantesca locandina di un suo precedente film con Merola. Brescia fa la parte del passante che legge il nome del regista e dice: “Alfonso Brescia, ma chi è stu strunz?” Impagabile! Ah, a questo punto, nel caso tra i lettori ci fossero potenziali appassionati, consiglio anche i due Merola movie diretti da Stelvio Massi (uno dei nostri maghi del poliziesco): “Torna!” e soprattutto “Guapparia” in cui il guappo Merola, per la prima e unica volta viene messo sotto da una femmina (una straordinaria Ida De Benedetto).
Come vedi il futuro artistico della tua band?
Roseo. Stiamo già pensando al lavoro successivo, un altro doppio in collaborazione con i Suono C. Sarà un lavoro vicino a certa musica classica contemporanea.
Che rapporto hai con i social-network? L' Alberto Scotti di facebook corrisponde all' Alberto Scotti di tutti i giorni? E' solo una semplice traslazione?
Beh, direi di sì. Lo uso abbastanza perché ho un serio problema di sociofobia (a livello clinico). Per chi non lo sapesse, si tratta di una forma estrema di timidezza che mi impedisce di avere rapporti sociali "normali". Quindi, per forza di cose, quello diventa un mezzo privilegiato, anzi forse l’unico, insieme alle canzoni, attraverso il quale veicolare i miei pensieri. Scrivere su Facebook e scrivere canzoni, due cose che rispondono alla stessa necessità: aprire un canale di comunicazione tra me e gli altri. Comunicare è per me una necessità primaria, vitale. Fondamentalmente sono un umanista deluso. Oscillo tra il desiderio di contribuire alla salvezza del mondo e quello di vederlo esplodere come una palla di fuoco nel cielo. Ma non per cattiveria, solo per porre fine alla sua sofferenza. Molti su facebook mi seguono aspettando una mia lite furiosa con qualcuno e questo è molto triste, perché ritengo che il mio aspetto litigioso venga sopravvalutato. E’ vero, ho litigato con molte persone, ma questo perché sono un bastardo focoso, un patetico passionale e anche perché non so tenere a freno la linguaccia. Alla fine sono come il mostro di Frankenstein, un ragazzone alto un metro e novanta che ha bisogno di dare e ricevere amore ma siccome è frustrato, alle volte diventa cattivo.
Ti annoi spesso?
Praticamente mai. Però sono molto stressato, esaurito. E’ difficilissimo portare avanti l’etichetta, il gruppo, la mia vita privata. Grazie al cielo sono disoccupato, altrimenti mi sarei già sparato.
Dolce, gentile, intelligente, assolutamente non gelosa e non troppo competitiva. Fisicamente deve essere grassa (raramente mi piacciono le donne magre) e molto porca a letto, perchè io sono uno che si strafoga di tutto: musica, cibo, sesso. Quando mi imbatto in restrizioni, pali e paletti, mi innervosisco parecchissimo e poi mi devo imbottire di Xanax e non mi fa bene.
Seriamente: come nasce una canzone dei Maisie?
Sempre dal testo. Quando qualcosa mi frulla per la testa, premendo per venire fuori, cerco una penna e un foglio di carta e scrivo compulsivamente tutto ciò che il cervello mi detta. Poi limo e rilimo, fino a dare al testo una forma che mi piace. Quando penso sia ok, imbraccio la chitarra (che suono veramente di merda) e lo musico. Della metrica non mi frega niente, la mia teoria è che qualunque testo possa essere musicato, per me la musica è come una valigia da imbottire di parole, fino a farla scoppiare. Poi ricomincio a limare e rilimare, per mesi e mesi, continuando a cambiare parole, aggiungere versi, tagliare versi. Leggo e rileggo i testi anche tremila volta. Non sai quante canzoni abbiamo dovuto rifare ex novo perché dopo aver registrato non ero contento del testo e quindi bisognava cambiare la musica, per adattarla alle variazioni. Si è arrivati a dei livelli che non puoi capire, veri e propri psicodrammi. Ho più volte rischiato il linciaggio dagli altri componenti del gruppo. Ho anche fatto fuoco e fiamme per convincere Flavio Giurato a ricantare Ivana e Gabriella. Manco a dirlo, dopo che l'aveva incisa, mi sono reso conto che volevo fare altri cambiamenti sul testo. Lui non la prese bene. Giustamente.
Personalmente ritengo "Balera Metropolitana" uno dei più grandi dischi di musica pop italiana degli ultimi vent' anni (come minimo) e, per fortuna, non sono il solo. Pensi che un giorno verrà riconosciuto ufficialmente come un "classico"?
Questa è una crudeltà da dire a un sociofobico. La mia timidezza estrema è anche connessa, anzi è moltissimamente connessa all’ansia da prestazione. La prima cosa che ho pensato è stata: “oddio, era così bello? E se quello nuovo non fosse all’altezza?”.
Sei davvero così maniacale (come dicono) nella produzione di un disco?
Sì, tantissimo. Ma non solo io (ok, io in special modo, specie sui testi), lo siamo tutti. In una ideale classifica della maniacalità, al secondo posto assoluto c'è Carmen D'onofrio, che sarebbe capace di stare anche 3 giorni a cercare di rendere "più espressiva" l'emissione di un fiato (no, non sto scherzando).
Dove ti piacerebbe vivere?
In mezzo ai boschi, come il nonno di Heidi (no, non sto scherzando)
Voterai alle prossime elezioni?
Sono molto pragmatico da questo punto di vista, non sono strettamente, almeno in questo, un idealista. Sono comunista e su questo non ci piove, però sono sempre stato convinto che finchè ci sono le condizioni, si possano ottenere significativi miglioramenti per la classe lavoratrice, per la cultura etc... partecipando attivamente al gioco democratico. Questo per esempio è successo durante gli anni 70, sono state realizzate parecchie riforme positive, sulla spinta delle lotte popolari. Poi, lentamente ma inesorabilmente, i padroni hanno iniziato a riprendersi tutto, un pezzetto per volta. Hanno iniziato Reagan e la l’innominabile lady di ferro inglese. Quello è stato l’inizio della contro-rivoluzione liberista, resa modello unico attraverso quel "meraviglioso", diabolico meccanismo di precisione chiamato globalizzazione.
Il fine ultimo è la creazione di uno stato minimo, che più minimo non si può, dove i politici avranno più o meno il ruolo di capo condomini e decideranno i turni per la potatura degli alberi, si scanneranno sulle leggi elettorali e ordineranno la costruzione di di piste ciclabili. Piste ciclabili per tutti, piste ciclabili come se piovesse. A tutto il resto penseranno organismi sovranazionali costituiti da finanzieri, industriali, magnati e magnaccia (insomma, i soliti padroni di sempre). Per arrivarci, sostanzialmente si fa così: si rendono inutili i parlamenti e quindi i politici, li si costringe a non poter far altro che rubare, poi si aizza contro di loro il popolo "indignato" e sull'onda dell'indignazione, magari a colpi di referendum, si smantellano le strutture della "vecchia" democrazia. A ogni attacco c'è un nuovo capo-popolo: la prima volta, dopo tangentopoli, si chiamava Berlusconi, oggi si chiama Beppe Grillo. Quindi no, non voterò, non vedo perchè devo prendere parte a questo teatrino. Almeno mi pagassero....
So che sei un buongustaio: piatto preferito.
Ce ne sono un milione. Mi piace fondamentalmente la cucina brutta sporca e cattiva. Adoro le cose unte, speziatissime, salate, malsane. Se vedo un piatto che penso non possa farmi veramente male, mi passa l’appetito. Però adoro anche il pesce fresco, penso sia davvero l'unica cosa "sana" che mi piace. Un piatto che amo, giusto per dirne uno, è il riso alla siciliana, una sorta di sformato con sugo di peperoni, pomodoro, tonno, acciughe, peperoncino, capperi, origano, olive nere.
Fatti una domanda e risponditi.
Alberto, qual' è il tuo più grande desiderio? Diventare una famosa rockstar capricciosa, tossica e caciarona, che distrugge le stanze degli alberghi di lusso ma nessuno lo rimprovera perché è una pornostar famosa.
Vuoi farmi una domanda?
Qual' è la cosa che hai fatto in vita tua di cui più ti vergogni? La risposta “questa intervista” non vale.
Vuoi aggiungere qualcosa? Quello che vuoi.
Pochi giorni fa, passeggiando per Busto Arsizio, ho visto una ragazza cicciotta, bassina, formosa, con un vestito dorato, aderente. Passeggiava insieme a un’amica più alta, magra, con vestitino nero corto dalle parti di piazza Santa Maria. Ragazza cicciotta, se mi leggi e ti riconosci, ti prego, contattami. Mi piaci da morire. Sono un ragazzo serio e ho anche un lavoro sicuro: scrivo canzoni.
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